Parla Benedetti, presidente del Consorzio agrario: chi mi ha sfiduciato dica perchè e mi guardi in faccia

Mancano 48 ore alla resa dei conti all’interno del Consorzio agrario. Mercoledì infatti si terrà un cda in cui, al punto 4 dell’ordine del giorno, c’è la revoca del presidente, eletto cinque mesi fa. Fabio Benedetti, 55 anni, alcuni trascorsi in politica come capogruppo del Pdl a Sacile, titolare di un’azienda agricola con il fratello «viticoltura, frutticoltura, un piccolo garden e un po’ di ettari di seminativi», dice, è tranquillo ma deciso a dare battaglia.
Presidente, quando ha ricevuto la lettera di convocazione del cda con la sfiducia alla sua persona, cosa ha pensato?
«Mah, c’è questa richiesta di convocazione del cda, fatta da 7 consiglieri su 13, con la revoca del vecchio presidente e la nomina del nuovo. Immagino che alla fine sarà questa la conclusione della vicenda».
Cosa dirà ai consiglieri riuniti, guardandoli in faccia?
«Chiederò loro le reali motivazioni di tale decisione».
E quali sono le motivazioni, a suo avviso?
«Visto il breve periodo in cui abbiamo amministrato, penso siano tematiche relative al progetto di aggregazione dei consorzi, su cui ci sono posizioni diverse. Ne abbiamo già parlato in cda in ottobre, avevamo deliberato all’unanimità di fare un’analisi più approfondita su questo percorso, ora l’accelerazione mi sembra strana. Servono maggiori valutazioni, per il Consorzio sarebbe una scelta epocale, che cambia radicalmente la vita e le prospettive, mi attendevo chiarimenti, approfondimenti dei piani che non abbiamo mai visto. Tutti erano d’accordo, adesso in 7 hanno cambiato idea».
Lei personalmente è favorevole o contrario all’aggregazione?
«Non c’è stato modo di fare un’analisi approfondita, è difficile dare un parere, vista la materia molto complessa. Il Consorzio è una struttura che è nata e vive in Friuli, che non ha problemi economici, è ben patrimonializzata, una fusione adesso sarebbe un salto nel buio. Non dico che il Consorzio deve restare chiuso in se stesso, c’è necessità di espandersi, ma sono cose che abbiamo già fatto, con il Consorzio di Treviso da appena un anno, e non siamo nemmeno riusciti a valutare gli effetti di questa collaborazione. Alienare la struttura in favore di una di carattere nazionale è un’operazione che ha bisogno di attenzione e di tempi corretti. Prendere una decisione di questa levatura in pochi mesi è affrettato».
Perchè secondo lei in 7 hanno cambiato idea rispetto alle decisioni prese solo un mese fa?
«Non me lo spiego. So che ci sono stati vari incontri da parte dei vertici di Coldiretti, probabilmente sono maturati dei convincimenti diversi dopo le varie riunioni. Gli atti li vedremo in consiglio».
Chi verrà eletto dopo di lei? Una persona che agevolerà la fusione immediata?
«Non so davvero chi possa essere, non ho la più pallida idea. Chi ha fatto queste proposte se ne assumerà le responsabilità».
Nelle ultime settimane le hanno chiesto di dimettersi?
«Si, certo. Ma ho preferito provare a confrontarmi in consiglio con chi ha fatto la scelta di sfiduciarmi».
C’è maretta anche all’interno di Coldiretti sul futuro del Consorzio.
«Le divisioni non aiutano, il Consorzio è sempre stato amministrato da entrambe le associazioni di categoria (c’è anche Confagricoltura), in maniera abbastanza tranquilla, con scelte all’unanimità. Ma se ci sono opinioni diverse su scelte strategiche, non è una buona cosa. Sul Consorzio nazionale c’è tanta fretta e non so a cosa sia legata. Tra l’altro in un periodo dove tutto è rallentato causa Covid, la fretta risalta ancora di più».
In tanti dicono che se il Consorzio vola via dal Friuli, addio autonomia decisionale.
«La preoccupazione è che non si possano più fare scelte per il nostro territorio. E contano molto gli aspetti che riguardano il patrimonio, che viene sostanzialmente ceduto alla società più grande, in cambio di una partecipazione. Il Friuli è una regione fatta di una agricoltura molto particolare, dobbiamo accertarci che questa società più grande possa dare risposte al territorio».
Si rimprovera qualche errore?
«Onestamente no, non siamo stati nelle condizioni di fare nessun tipo di scelta. Abbiamo gestito l’ordinario e poco altro, da subito si è parlato solo del Consorzio nazionale e basta. Da quando sono stato eletto sono trascorsi 5 mesi».
C’è chi ritiene che se lei verrà sfiduciato da una maggioranza risicata, sia obbligatorio un passaggio in assemblea.
«Non credo che i 7 consiglieri a me contrari, cambino idea, c’è una richiesta fatta a maggioranza, 7-6. Non è cosa positiva per l’azienda, ma prenderò atto del risultato. L’assemblea? Potrebbe essere opportuno anche un passaggio in assemblea, ma non penso sia automatico».
Deluso da qualche consigliere?
«Fino a un mese fa c’era unanimità o quasi. Oggi le cose sono cambiate radicalmente, sono sorpreso più che deluso». —
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