Palmanova saluta le sue tre suore

Domenica il congedo dalle religiose Adoratrici del santissimo sacramento
PALMANOVA. Palmanova saluta domani le suore Adoratrici del Santissimo Sacramento. Non si tratta tuttavia di congedarsi soltanto da suor Camilla, suor Franca e suor Luisa, che sono attualmente in servizio a Palmanova, ma anche dall’ordine delle suore di Rivolta d’Adda, presente a Palmanova da ben 86 anni. A Palmanova, prima dell’autunno, dovrebbero invece trasferirsi da Sevegliano alcune suore Francescane.


Spiega mons. Angelo Del Zotto: «Si tratta di una scelta maturata, in accordo con il Vescovo, durante i primi mesi di quest’anno, in concomitanza con l’inizio della ristrutturazione del territorio diocesano e la nascita delle Collaborazioni Pastorali».


Le suore francescane non si occuperanno più delle scuole dell’infanzia paritarie (né di quella di Palmanova, né di quella di Sevegliano, che saranno ora seguite da una direttrice laica), ma dell’attività pastorale del territorio dei comuni di Palmanova, Trivignano Udinese e Bagnaria Arsa. Le suore adoratrici sono arrivate a Palmanova il 13 maggio 1931, quando la Parrocchia era guidata da mons. Giuseppe Merlino e la città dal podestà Attilio De Lorenzi. Si dovevano occupare della gestione della casa di riposo: dalla lavanderia alla cucina (che offriva decine e decine di pasti anche ai bisognosi), passando per il conforto e l’assistenza agli anziani. Si dovevano occupare delle ragazze che frequentavano l’oratorio festivo, della scuola lavoro, ecc. Con il passare degli anni le mansioni cui si dedicarono le suore adoratrici a Palmanova cambiarono e il loro operato fu messo a frutto nella scuola dell’infanzia, nella catechesi, nella vicinanza alle persone anziane o sole, nei campi scuola, nella liturgia, nella preghiera. Domani quindi, durante la messa delle 11 in Duomo, il saluto alle tre suore presenti a Palmanova e all’ordine che è stato fondato da beato Francesco Spinelli. «Si tratta – conclude Del Zotto – di un grazie ufficiale anche tutte le suore che qui hanno operato affinché abbiano la certezza di essere state un dono per le comunità nelle quali hanno vissuto».


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