Pagano con i buoni pasto ma i supermercati li rifiutano: «Non li accettiamo, nessuno li rimborsa»

Nessun supermercato del Pordenonese accetta più i buoni pasto “Qui ticket”, in quanto la genovese “Qui! Group”, che li fornisce, non provvede al rimborso puntuale: una beffa per 700 lavoratori che operano negli uffici postali della provincia, che continuano ad accumulare i coupon, ma non hanno la possibilità di spenderli. Ci sono addetti che ne hanno oltre 200, per un valore di mille euro. Un danno economico importante per i lavoratori: i buoni pasto, che hanno validità un anno, non rappresentano infatti un benefit, ma sono parte dello stipendio, come previsto dal contratto nazionale. Cinque euro al giorno, che in un anno sono oltre mille euro.
La situazione relativa al Pordenonese era stata denunciata lo scorso marzo da Gianfranco Parziale di Slp Cisl, il quale aveva annunciato che il sindacato era pronto ad adire alle vie legali a tutela delle maestranze. In quattro mesi non si è registrata una svolta, nonostante gli impegni della società: da qui la necessità di azioni giudiziarie.
«Nonostante gli impegni ufficiali (entro marzo tutto doveva essere risolto), a oggi i buoni pasto non si possono spendere in nessun supermercato della provincia – ha dichiarato Parziale –. In questi giorni, infatti, altri esercizi hanno sospeso il ritiro, tra i quali l’Iperspak di Maniago e il Mega di Pordenone, seguendo la scelta fatta da Consip, che ha revocato la convenzione per gli enti pubblici per la non spendibilità dei buoni. La situazione è disperata in tutta Italia e non riguarda soltanto i dipendenti di Poste. I 700 lavoratori del Pordenonese hanno cumulato buoni e rischiano di subire un ingente danno economico dalla impossibilità di fruizione».
«Abbiamo segnalato innumerevoli volte questa situazione a Poste italiane, ma la soluzione tarda ad arrivare – ha aggiunto –. Ci sono colleghi che sono in possesso di più di 200 ticket del valore di oltre mille euro perché non possono utilizzarli. La concessione dei buoni pasto è prevista dal contratto di lavoro come integrazione del salario e in sostituzione del servizio mensa, pertanto, nel caso degli addetti di Poste, non è un benefit. I nostri legali stanno valutando la situazione per tutelare i lavoratori».
Intanto, la Procura della Repubblica di Genova ha aperto un’indagine, ipotizzando i reati di frode in pubblica fornitura e truffa ai danni dello Stato. —
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