Ospedali, pagelle on line ma i dati sono sbagliati

In rete il sito curato dall’università Cattolica. Sacile premiata, penalizzata la città Mutuati gli indicatori sugli infartuati dell’Agenas che dovevano essere rettificati
Di Stefano Polzot

Un portale al quale si può accedere per conoscere le migliori realtà sanitarie a seconda del tipo di problema di salute che si ha. Un progetto teoricamente meritevole quello di doveecomemicuro.it, realizzato da un team di ricercatori dell’università Cattolica Policlinico Gemelli di Roma, coordinato da Walter Ricciardi, direttore del dipartimento di Sanità pubblica dell’ateneo, presentato ieri a Roma. Il problema è che alcuni dati, almeno per quanto riguarda la provincia, sono errati.

Così appare che tra i tre migliori ospedali in Italia per il trattamento dell’infarto miocardico acuto ci sia Sacile, mentre la struttura di Pordenone presenta indicatori in negativo. Tutto vero? No, perché la fonte utilizzata per i dati, ovvero il programma nazionale esiti realizzato dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari, era già stata oggetto di contestazione da parte dei vertici della sanità del Friuli occidentale. Chi conosce i dati ha intuito l’errore macroscopico, il guaio è che la notizia è stata diramata per l’ennesima volta a livello nazionale presentando un quadro distorto della sanità ospedaliera.

Ad essersi letteralmente infuriato con l’Agenas è stato il primario di cardiologia, Luigi Nicolosi, secondo il quale «dati presentati in questo modo pongono un problema serio sull’operato dell’Agenzia ed è molto grave che una struttura del ministero possa fare disinformazione e diffamazione». A partire dai valori assoluti. Secondo l’Agenzia l’ospedale di Pordenone avrebbe trattato, nel 2012, 53 casi di infarto acuto; il 41,3 per cento dei pazienti sarebbe morto a trenta giorni. Viceversa la stessa Azienda ospedaliera, ma nella sede di Sacile, avrebbe affrontato ben 268 casi di infarto acuto, di cui solo l’1,98 per cento è deceduto a 30 giorni.

La realtà è che l’Azienda ospedaliera a Sacile non ricovera mai pazienti con diagnosi di infarto acuto, né lo fa in altre strutture della provincia, perché questi casi vengono sempre e tutti centralizzati a Pordenone. Solo dopo che sono stati trattati (con angioplastica, se necessario, oppure senza) e sono stati stabilizzati, i pazienti possono venire dirottati su altre sedi per la riabilitazione, se del caso, o semplicemente per il prosieguo delle cure in attesa della dimissione. E tanto per venire ai dati, nel 2012 l’Azienda ospedaliera a Pordenone ha trattato non 53 casi di infarto acuto, ma 478, con un tasso di mortalità alla dimissione del 3,1 per cento, tasso che la colloca tra le prime 10 strutture di eccellenza italiane.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto