Oscurate le insegne per evitare le multe

PORDENONE. L’insegna non ci può stare perché il palazzo è storico, ma basta un cellophane o un sacchetto dell’immondizia per coprirla e allora va bene. La storia delle insegne “coperte” di corso Garibaldi e di altre zone della città – non mancano casi in cui i proprietari hanno deciso di nasconderle per non pagare la tassa sulla pubblicità come in passato Mdl – è l’ennesima storia della babele di norme, non sempre coerenti, che regolano la vita comune. E’ la storia di un’iperburocrazia in cui solo i furbi sembrano riuscire a sopravvivere.
Sara Sport. Il negozio, come spiega la titolare, ha pagato quasi 2 mila euro per installare l’insegna nuova. «Nessuno ci aveva detto che c’erano problemi anche perché prima di noi c’è sempre stata e anche altre attività contermini ce l’hanno e nessuno dice nulla». A lei non è andata così. Il palazzo è storico? «Abbiamo pagato circa 500 euro di multa perché andava chiesta un’autorizzazione particolare. In pratica mi è stato detto che l’insegna era abusiva».
E quella che campeggiava prima? La titolare sorride. L’insegna di Sara sport è stata coperta per vedere se comunque possa essere autorizzata in un secondo momento. Ma gli esperti spiegano che la procedura è tutt’altro che semplice perché di mezzo c’è la Soprintendenza per i beni architettonici e l’iter potrebbe essere lungo e periglioso. Tanto varrebbe rinunciare. L’insegna però «ha il suo valore anche perché le vetrine del negozio sono piccole e quindi è un modo per richiamare l’attenzione».
P&G. Nel negozio a fianco, aperto dal gruppo edile P&G, la multa è stata evitata in tempo. «Siamo stati avvisati e così abbiamo coperto l’insegna perché ci è stato spiegato che in questo modo non rischiamo sanzioni. Certo, non siamo contenti – spiegano – perché comunque abbiamo speso 300 euro e perché non è certo il massimo da vedere. Chiedere l’autorizzazione? Per carità, ci hanno detto che rischiamo di infilarci in un tunnel di carte infinito.
Quello che si fa fatica a capire è come mai in certi palazzi, che comunque sono storici, sono tollerate e altrove no. Mah... la burocrazia è così, nessuno ti avvisa prima e se non sai comunque è colpa tua perché la legge non ammette ignoranza». Le insegne in questione, peraltro, hanno dimensioni tutto sommato contenute e non avrebbero un impatto invasivo. Anche perché, come faceva notare ieri qualcuno in centro, prima di multare i negozianti per le insegne forse bisognerebbe multare i proprietari dei palazzi per come tengono le facciate.
Il fisco. Altri sono i casi – quello che ha fatto più “clamore” per la storicità del negozio è stata la copertura dell’insegna dei Magazzini del lavoratore – in cui le insegne vengono avvolte in sacchi o teli per evitare di pagare la tassa sulla pubblicità, tassa che negli ultimi due anni ha registrato un calo delle entrate. Anche questi stanno aumentando.
Il decoro. Se coprire i cartelli non fa incorrere in sanzioni amministrative, resta un paradosso legato al decoro: sarebbe molto meno brutto vedere insegne, anche luminose, su palazzi storici piuttosto che sacchetti o teli neri che le coprono e che contribuiscono a incupire il clima del centro storico.
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