Ora le trasfusioni a domicilio diventano realtà

Prossima settimana vertice col responsabile di reparto L’Ail ha finanziato anche l’ematologia di area vasta
Il percorso per portare a domicilio dei pazienti le prestazioni sanitarie si arricchisce di un nuovo servizio: le trasfusioni a domicilio, annunciate ieri al reparto di pediatria di Pordenone. A rendere possibile il servizio è l’Ail, che ha finanziato anche il progetto di ematologia di area vasta, pronto a partire dal 1 settembre.


Servizi che si inseriscono in un quadro in cui, per evitare disagi ai pazienti che hanno difficoltà a muoversi, si tende a portare a casa loro le prestazioni se possibile.


«In questi giorni - ha detto il direttore generale della Aas5 Giorgio Simon - stiamo facendo una quantificazione del numero di trasfusioni che potremo fare a domicilio e all’inizio della settimana prossima è programmato un incontro con il primario del reparto di medicina Pietro Casarin. Saranno pazienti già conosciuti, mentre la prima trasfusione si dovrà fare in ospedale». Obiettivo è partire quanto prima. In una fase iniziale il servizio sarà disponibile per gli abitanti di Pordenone e delle zone limitrofe.


«Abbiamo fatto una valutazione su altre esperienze, in particolare quella di Vicenza - ha detto Aristide Colombera, presidente dell’Ail - e pensiamo di mettere a disposizione circa 40 mila euro l’anno». Soldi che serviranno per l’acquisto di un’auto e per garantire un’infermiera.


«Sarà una piccola rivoluzione - ha aggiunto Simon -, ma è un percorso che va costruito perché ci vogliono determinati standard e il medico deve essere sempre presente». I medici in servizio all’attività di cure palliative domiciliari sono già formati e certificati anche per le trasfusioni. Un tassello, in un quadro complessivo, che prevede di spostare prestazioni a casa del paziente se in difficoltà a muoversi.


«Le ultime novità - ha proseguito Simon - hanno riguardato radiografie e ecografie a domicilio, mentre le spirometrie vengono affidare sempre di più ai medici di medicina generale». Il direttore generale ha sottolineato che attività che una volta venivano svolte in ospedale, come ad esempio la paracentesi, vengono svolte oggi all’esterno, grazie per esempio al servizio domiciliare delle cure palliative.


Anche il servizio domiciliare pediatrico, finanziato dall’Ail, evita che i piccoli pazienti debbano essere ricoverati in ospedale: «In determinati casi - ha precisato il direttore generale - viene somministrata anche la chemioterapia, con l’assistenza necessaria».


Pronto a partire, ha annunciato Simon, è anche il servizio di ematologia di area vasta. Il progetto permette che ci sia sempre un ematologo a disposizione, nelle ore notturne e nei festivi, per diagnosticare immediatamente i casi di leucemia. Colombera si è detto rammaricato per i ritardi nell’attivazione del servizio, che sarà possibile grazie a un accordo tra Aas 5 e Cro, ma Simon lo ha rassicurato: «Non mi pare ci siano più ostacoli e abbiamo superato problemi al sistema operativo. Con il primo settembre prevediamo di partire».


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