Operai senza salario, tensione alla Finazzi

CODROIPO. Da quasi due mesi senza stipendio. A casa, in ferie forzate. E senza rassicurazioni per il futuro. Una trentina di operai della Finazzi srl, azienda a cui la Cimolai ha subappaltato lavori di carpenteria svolti nello stabilimento di Monfalcone, si sono presentati ieri mattina a Codroipo davanti alla sede della ditta del titolare Renato Finazzi. E qui non sono mancati i momenti di tensione. La scorsa settimana avevano protestato fuori dai cancelli a Monfalcone. Non avendo ottenuto risposte hanno spostato il loro presidio in via Mangiarotti. C'è rabbia, frustrazione.
Chiedono quando saranno pagati. Ma soprattutto vogliono avere dall’azienda risposte chiare e soluzioni concrete. Mancano 20 minuti alle 9 quando il titolare esce a parlare con i dipendenti. «Abbiamo sempre pagato regolarmente i nostri lavoratori – dice –. Da qualche tempo però sono venuti meno gli accordi economici con l’impresa per la quale stiamo lavorando in subappalto a Monfalcone. Questo ci ha messo in enorme difficoltà. Questa è l’Italia. Mi spiace». Una frase, questa di Finazzi, che scatena la rabbia dei lavoratori. I toni si fanno accesi. Volano insulti. Gli lanciano addosso fogli di carta. «E noi siamo venuti qui per accontentarci di una risposta simile – urla Salvatore D’Aniello, responsabile della produzione –? Stiamo scherzando? A noi non interessa se Cimolai non ha pagato. A noi interessa sapere quando arriveranno i nostri stipendi visto che qualcuno li aspetta anche da tre mesi. Non abbiamo soldi per mangiare, pagare le bollette, mantenere le famiglie. Servono soluzioni, non siamo carne da macello».
Presente al presidio la Fim Cisl. «Non ci si può limitare a scaricare la responsabilità sul committente – ha detto Francesco Barbaro –. L’azienda deveriuscire a garantire gli stipendi ai dipendenti. Ora chiederemo la possibilità di attivare un ammortizzatore sociale altrimenti ci rivolgeremo alla ditta appaltatrice». Il titolare assicura che c’è una squadra di tecnici che sta valutando la situazione aziendale recuperando la documentazione necessaria che dimostra di non aver ricevuto tutti i pagamenti. «E noi nel frattempo cosa facciamo – gridano gli operai, tutti uomini, la maggior parte provenienti dall’Est Europa –? Siamo in ferie forzate pur avendo esaurito quelle a disposizione. Ci hanno chiesto di dimetterci e così pensano di risolvere la cosa, ma noi vogliamo lavorare. È una vergogna».
Il sindacato si dice pronto a perseguire varie azioni (la prima, attivare un ammortizzatore sociale) per giungere a una soluzione in tempi brevi. Altrimenti, come annunciato, non esiterà a presentare istanza di fallimento.
Lunedì i sindacati avranno un incontro con i legali della Finazzi per analizzare la situazione. Chiedono risposte certe.
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