Omicidio Pelliciardi, ergastolo per Naim Stafa

La Corte di Cassazione mette fine alla vicenda. Il complice si era suicidato in cella. Il figlio dei coniugi uccisi: «Finalmente troveranno la pace anche i miei genitori»

SESTO AL REGHENA. Ergastolo per Naim Stafa. La stessa Cassazione, che poco più di un anno fa aveva riaperto il processo a una della belve di Gorgo rispedendo il procedimento in appello, questa volta ha posto la parola “fine” a sette anni di battaglie legali.

I giudici della suprema corte hanno confermato la seconda sentenza della Corte d’assise d’appello di Venezia, rigettando il ricorso presentato dalla difesa di Naim Stafa, considerato dall’accusa la mente del massacro di Gorgo al Monticano, in cui furono torturati e uccisi i coniugi Pelliciardi, Guido e la moglie Lucia Comin, di Concordia Sagittaria e per anni residenti a Sesto al Reghena.

Era la notte tra il 20 e il 21 agosto del 2007, nella dependance di villa Durante andò in scena la mattanza: torture, sevizie, la morte. Prima il dolore, la disperazione, poi la caccia alle belve, a coloro che avevano ucciso. Tra gli arrestati per il massacro, Naim Stafa.

Secondo gli investigatori lui era la mente. Quella sera non era nella casa, ma dava indicazioni al telefono dall’esterno al complice Artur Lleshi, autore materiale dell’omicidio, suicida in carcere.

La Cassazione, un anno fa, aveva rispedito (per la seconda volta) la palla alla corte d’appello: a Stafa, secondo la suprema corte, non potevano essere contestate le aggravanti che avevano già portato all’ergastolo. O, quantomeno, andavano motivate in maniera più convincente.

La corte d’appello ha chiarito, confermando l’ergastolo. Motivazioni che questa volta la Cassazione ha ritenuto convincenti.

A sentenza definitiva, con ogni probabilità verrà considerata superata l’udienza in programma il 24 giugno in cui i giudici del riesame avrebbero dovuto decidere sull’inghippo relativo ai tempi di carcerazione preventiva, secondo la difesa, rappresentata dall’avvocato Sabrina Dei Rossi, scaduti da tempo.

L’avvocato attende prima di dichiarare definitivamente chiuso il procedimento giudiziario a carico di Stafa: «Attendiamo le motivazioni della sentenza prima di esprimere qualsiasi giudizio». Quali mosse potrebbe compiere ancora la difesa? A disposizione, in linea generale, c’è un ricorso straordinario in Cassazione oppure la Corte europea dei diritti dell’uomo.

Perché? La linea difensiva è sempre stata chiara: come si può dare l’ergastolo a chi non era nemmeno presente sul luogo di un omicidio? Secondo la difesa Stafa era convinto di partecipare a un furto, non a un massacro.

Sottigliezze di diritto, secondo il figlio di Lucia e Guido, Daniele: «Finalmente, dopo sette anni, mettiamo la parola fine a questa vicenda. Fine significa pace, per noi e per Guido e Lucia. Loro non devono essere dimenticati, ma neppure essere ricordati solo per questa triste vicenda». Nemmeno una parola per Stafa se non un lapidario: «E’ in carcere, e lì deve restare».

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