Omicidio, esce e lo prendono per rapina

PORDENONE. Arrestati per rapina dai carabinieri di Conegliano: tra di loro c’è anche una vecchia conoscenza della cronaca di Pordenone, Giuseppe Montesel che nel 1991 fu condannato a vent’anni per l’omicidio del metronotte Carlo Favretto avvenuto al mobilificio Elit di Maron di Brugnera. Era uscito nel 2013. Ma la sua vita da uomo libero è durata poco.
Gli arresti sono avvenuti all’aeroporto di Venezia: i tre sono accusati di aver messo a segno il 30 gennaio scorso la rapina alla gioielleria Michieletto di via Argine destro a Motta di Livenza. Uno di loro stava per imbarcarsi su un volo con destinazione Rio de Janeiro quando i carabinieri gli hanno messo le manette ai polsi.
Prima di fermarlo hanno dovuto aspettare che il suo accompagnatore, Giuseppe Montesel, uscisse dall’aeroporto Marco Polo di Venezia convinto che fosse andato tutto bene. Invece ha trovato i carabinieri.
In occasione della rapina a Motta, erano entrati in due nel negozio, avevano legato e chiuso in bagno la donna che era all’interno e avevano rubato contanti, gioielli e orologi per un valore complessivo di circa 300 mila euro. Una parte della refurtiva è poi stata trovata nelle loro abitazioni nei Comuni di Oderzo e di Chiarano.
Il blitz è scattato all’aeroporto Marco Polo di Venezia. V.M., cinquantatreenne, aveva acquistato un biglietto per Rio de Janeiero, in Brasile, dove aveva allacciato alcuni contatti per smerciare la refurtiva della rapina. Era accompagnato da Giuseppe Montesel, 52 anni che, oltre all’omicidio di Maron, ha alle spalle altri precedenti tra cui un’evasione dal carcere di Padova.
I carabinieri hanno atteso che V.M. concludesse le procedure del check-in e che Giuseppe Montesel si allontanasse convinto che il complice fosse ormai al sicuro.
A questo punto è scattato il fermo. Dalle successive perquisizioni sono saltati fuori i gioielli, già smontati per ricettarli separatamente da oro e argento, gli orologi e i contanti frutto del colpo messo a segno in gioielleria.
I militari hanno anche recuperato i vestiti che i tre indossavano il giorno della rapina, ripresi dalle telecamere a circuito chiuso di un esercizio commerciale di fronte alla gioielleria.
In manette, oltre a V.M., considerato il basista dell’operazione, e Montesel, è finito anche F.F., trentottenne di Oderzo.
«È stata fondamentale anche la collaborazione dei cittadini – ha commentato Salvatore Gueli, comandante della stazione di Conegliano – già la sera stessa della rapina diverse segnalazioni ci avevano indirizzato su un individuo specifico al quale non abbiamo tolto gli occhi di dosso. Ricostruire poi la rete di complicità è stato più semplice. Le modalità della rapina ci avevano però preoccupato. Era stato un lavoro da professionisti, senza violenza gratuita. Hanno però agito con eccessiva sicurezza convinti di non poter essere rintracciati».
I rapinatori avevano fatto attenzione a ogni piccolo dettaglio, tanto da non aver mai utilizzato telefoni cellulari ma solamente walkie-talkie. In più avevano effettuato diversi sopralluoghi prima di mettere a segno il colpo a Motta.
Ora le indagini proseguono per attribuire al gruppo altri colpi di cui sarebbero sospettati, ma anche per scoprire eventuali canali di ricettazione della refurtiva non ancora recuperata. I gioielli sarebbero stati infatti distrutti per ricavarne le pietre preziose da rivendere.
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