Oltre 300 persone al corteo a favore dell’accoglienza Lo slogan: «Restiamo umani»
Manifestazione pacifica con la partecipazione di attivisti anche dalla Croazia e dall’Austria. Picco: «Tre goriziani su 4 non hanno votato Ziberna. E fra 5 anni...»

Bumbaca Gorizia 16_12_2017 Manifestazione Forum pro profughi © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Hanno sfilato per alcune ore, chiassosi ma ordinati, nel cuore della città. Hanno cantato, scandito slogan, sventolato bandiere e sorretto striscioni. Soprattutto, hanno lanciato un messaggio forte e preciso: «Restiamo umani», che era poi anche il titolo del corteo organizzato ieri da una varietà di associazioni, formazioni politiche, gruppi studenteschi e semplici cittadini per manifestare a favore dell’accoglienza dei migranti.
Erano oltre in trecento, a Gorizia, arrivati un po’ da tutta la regione, da Trieste come anche, in un gruppo piuttosto nutrito, da Pordenone, ma anche dalla Slovenia, dalla Croazia e dall’Austria. E proprio oltreconfine, intorno alle 14.30, è partita l’iniziativa, con poco meno di un centinaio di manifestanti che, muovendo dai pressi dell’Università di Nova Gorica, a Rozna Dolina, ha attraversato il valico della Casa Rossa per unirsi ad altre persone che li attendevano già in territorio italiano. Da qui, sotto l’occhio attento delle forze dell’ordine – a vigilare sulla manifestazione sono state diverse decine di uomini di polizia, carabinieri e guardia di finanza, coadiuvati nella gestione del traffico dalla Polizia locale – il gruppo è partito coprendo le poche centinaia di metri che lo separavano dal punto di partenza ufficiale del corteo “Restiamo umani”, in piazza Sant’Antonio. Un corteo “cacerolada”, che dunque si è avvalso, per trasmettere il dissenso e la voglia di far sentire la propria voce, del rumoroso utilizzo di pentole e coperchi, battuti ritmicamente con mestoli, cucchiai o tutto ciò che la fantasia poteva suggerire.
«Questa manifestazione nasce dall’indignazione provata da tanti cittadini di fronte all’atteggiamento tenuto a Gorizia, e non solo, nei confronti dei migranti – ha spiegato Ennio Francavilla, uno dei portavoce e dei promotori di “Restiamo umani” –. C’è disumanità nella situazione che si è venuta a creare, si è perso di vista il fatto fondamentale che queste sono persone, prima di ogni altra cosa». È stato intorno alle 15.45 che il gruppo ora compatto di manifestanti ha preso a camminare, attraversando piazza Cavour e via Marconi, per sostare una prima volta di fronte alla blindatissima via Mazzini (chiusa da ambo i lati da transenne, uomini e mezzi della Polizia), dove fischi, slogan e parole gridate al microfono hanno stigmatizzato la presenza della sede di CasaPound, dove peraltro negli stessi minuti si erano ritrovato una ventina di aderenti. “Siamo tutti antifascisti!”, uno dei cori che si alzavano in aria assieme ad insulti più o meno pesanti, a testimonianza che la manifestazione voleva comunque allargare il suo senso al di là del solo tema dell’accoglienza dei migranti. Tema ripreso più nel dettaglio dagli interventi di fronte al Municipio, pochi minuti dopo. «Se la paura e la diffidenza si sono diffuse tra la gente è colpa anche dell’amministrazione comunale – ha tuonato Luciano Capaldo, del Forum –. Il sindaco Ziberna è un vero irresponsabile, perché ha costruito la campagna elettorale su promesse che non poteva mantenere, e ora ha vigliaccamente chiuso la galleria Bombi solo per nascondere la polvere sotto il tappeto».
«Restiamo umani non è uno slogan – ha aggiunto il consigliere comunale Andrea Picco –, ma è quel che vogliamo essere e che il sindaco non è stato. Ziberna dice che i goriziani sono con lui, ma invece tre su quattro non lo hanno votato. E cinque anni sono brevi». In tanti altri hanno parlato, strada facendo. Dai volontari di Pordenone, che hanno attaccato il sindaco Ciriani per non aver concesso un dormitorio per trenta richiedenti asilo che dormono all’addiaccio, al migrante Ismail, redattore del giornale “News e Views” nato proprio a Gorizia, che ha detto «l’umanità esiste, e oggi voi lo dimostrate essendo presenti qui. Vi ringrazio tutti». Così, tra musica e bandiere sventolanti, in un clima sostanzialmente mai teso – la manifestazione era stata annunciata come pacifica, e tale è sempre rimasta – si è andati avanti lungo i corsi. Poi via Oberdan e infine piazza Vittoria, dove il corteo si è fermato prima dell’imbocco di via Bombi, con “vista” sulla galleria chiusa come annunciato, per sciogliersi infine dopo una lunga serie di interventi, slogan e applausi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto
Leggi anche
Video