Nuovo stop a bar e ristoranti Spuntano i cartelli di protesta

sacile

“Mille grazie amico Conte”. L’emergenza Covid e la crisi economica si concentrano nelle quattro parole sul cartello appeso alla vetrina del bar Serenissima: chiuso, ieri a Sacile, nel centro commerciale in viale Matteotti.

Il settore ristorazione fa i conti con le nuove restrizioni anti-contagio e una cinquantina di addetti a bar e osterie sono cassintegrati sino al 29 novembre. «Quattro dipendenti in cassa integrazione da oggi – riferisce il consigliere comunale Alessio Piccoli, che gestisce bar e ristorantino in centro –. Ma non molliamo: la crisi è sempre più dura e chiediamo di poter lavorare. I nostri locali sono sicuri, eppure abbiamo l’obbligo di chiudere per due settimane».

Per sopravvivere scatta il servizio da asporto con le consegne porta a porta. «Siamo in servizio in due soci titolari – aggiunge Piccoli – e il cuoco. Ci fanno ammalare anche per lo stress causato dal caos di un’ordinanza dietro all’altra che impone restrizioni al lavoro. E domani ci saranno tutti i pagamenti per Iva, dipendenti e altro».

La filiera della ristorazione interrotta rischia il blocco. «In crisi sono anche i nostri fornitori – dice ancora il consigliere di Forza Italia –. Panettieri, viticultori e tanti altri subiranno un contraccolpo economico forte, con il blocco della ristorazione».

A Sacile, il settore non si arrende. «Ci troviamo di nuovo nella situazione di lockdown, che vuol dire chiuso e basta – dicono ai clienti i gestori dei Ladri di biciclette –. Non si può che raschiare il barile con il servizio delivery, ma torneremo più forti di prima».

«Una bastonata – dicono i barman in piazza del Popolo –. Siamo costretti a una chiusura totale irrisolvibile con la consegna a domicilio e neppure sarà sufficiente il contributo del governo di recupero dei danni. Le ricadute economiche sono un dramma che viviamo a suon di decreti».

Il ristoro economico in arrivo per tamponare i danni è una goccia nel mare, secondo i ristoratori liventini. «Speriamo di salvare il Natale – incrociano le dita – rispetto alla curva dei contagi, che ci condanna». —



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