Nuove nubi sulla Dm Elektron: salta il piano presentato a Friulia

Prevista solo la riparazione delle schede elettroniche, quindi un contratto di solidarietà. I sindacati: «Il problema è cosa accadrà dopo. Vogliamo garanzie sulla produzione»

BUJA. Sfuma l’ipotesi di un assist di Friulia a Dm Elektron. La proprietà aziendale ha infatti comunicato alle organizzazioni sindacali di aver accantonato il piano industriale presentato alla finanziaria Fvg mesi or sono e di essere alle prese con un nuovo piano a garanzia dell’occupazione.

«Dm Elektron sta pensando di concentrare a Buja l’attività di riparazione delle schede elettroniche e di attivare un contratto di solidarietà per andare a coprire le ore che quel tipo di attività non riuscirà a saturare» hanno fatto sapere ieri Fabiano Venuti (Fim Cisl) e David Bassi (Fiom Cgil) a margine di una partecipata quanto preoccupata assemblea dei lavoratori.

Da una prospettiva di sviluppo – il progetto presentato a Friulia prevedeva infatti investimenti in nuove linee produttive e formazione per i dipendenti – l’azienda si prepara dunque a ripiegare su un piano B, guardato con più perplessità che altro dalle parti sociali quanto dai lavoratori.

«Il problema non è attivare o meno l’ammortizzatore – hanno chiarito ieri i sindacalisti –, ma cosa accade dopo, la riparazione delle schede va bene per tamponare il momento, ma poi? Chiediamo all’azienda che si prenda un impegno preciso affinché al termine del periodo di ammonizzazione a Buja si riprenda la produzione». Le certezze, in Dm Elektron, latitano ormai da mesi, tanto da aver spinto alla fuga decine di lavoratori.

«Dall’inizio dell’anno a oggi se ne sono andati in molti – sottolinea Bassi –: erano 100, ne sono rimasti poco più di 60». «Se poi andiamo appena un po’ più indietro nel tempo, a 15 anni fa quando Dario Melchior rilevò l’azienda – rilancia Venuti –, troviamo c’è di lavoratori ce n’erano ben 200 e le linee produttive erano 7 linee contro l’unica presente a Buja oggi».

Il sindacato chiede risposte. Alla proprietà, che incontrerà nuovamente il prossimo 2 ottobre, quindi alla politica. In queste ore le segreterie di categoria invieranno agli assessori competenti e a Friulia una richiesta urgente d’incontro.

«Melchior ci dice che la politica non si è più fatta sentire e che non ci sono le condizioni economiche per portare avanti il business plan presentato a Friulia poiché la finanziaria regionale, anziché i sei milioni previsti dal piano industriale, avrebbe dato disponibilità a metterne solo uno e mezzo» fa sapere ancora Bassi. «Parrebbe addirittura che, visto il piano, la partecipata abbia sconsigliato la proprietà a proseguire il business delle schede in Italia. Possibile? Vogliamo vederci chiaro.

Per questo – conclude Venuti – chiederemo un incontro alla Regione. Intanto, il 2 ottobre torneremo al tavolo, pronti a valutare le richieste dell’azienda. A patto che non si parli solo di soluzioni tampone, ma di futuro».


 

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