Numeri dei migranti e l’accusa di falso Marrosu smentisce

La vicenda in ordine alla gestione dei migranti al Cie e al Cara di Gradisca d’Isonzo è tornata in aula, al Tribunale di Gorizia, con il processo per falsità ideologica materiale di pubblico ufficiale, ipotesi contestata dalla Procura all’ex vice prefetto Gloria Sandra Allegretto, difesa dall’avvocato Giuseppe Campeis, in concorso con il dirigente contabile Armando Piccolo, sostenuto dall’avvocato Piero Fornasaro de Manzini.
Davanti al giudice monocratico Marcello Coppari, il prefetto Maria Augusta Marrosu è stata ascoltata in qualità di testimone in modalità assistita, con l’avvocato Roberto Corbo di Trieste. La teste infatti è coinvolta in altro procedimento. Un’indagine complessa, quella eseguita dalla Guardia di Finanza, coordinata dal pubblico ministero Valentina Bossi. Marrosu ha guidato la Prefettura di Gorizia dall’estate 2008 fino a fine 2013. Quando era arrivata, ha spiegato rispondendo alle domande dell’avvocato Campeis, la Connecting People era già operativa, il contratto con la Prefettura infatti era stato formalizzato il 10 marzo 2008. Un rapporto contrattuale arrivato ai limiti della rescissione. Tutto era partito con la richiesta di Marrosu dell’invio dei mattinali della Questura relativi alle presenze dei migranti ai fini di un confronto documentale con i numeri forniti dalla società gestore del Cie e Cara. «Il questore – ha riferito la teste – mi aveva avvisato che ci potevano essere discrepanze. Si trattava di sistemi diversi di conteggio».
Durante le ispezioni prefettizie al Centro erano state applicate delle penali. La società era entrata in difficoltà finanziaria. «Ci eravamo rivolti all’Avvocatura dello Stato e al Ministero competente per sapere se dovevamo provvedere noi al pagamento delle spese del Cie e del Cara. Si era proceduto ad una copertura parziale, a tutela dell’ente prefettizio». S’era aperta quindi la prospettiva in ordine alla rescissione del contratto con la Connecting People. Era stato a quel punto che Marrosu aveva istituito un gruppo di lavoro per confrontare i dati delle presenze dei migranti tra i mattinali della Questura, peraltro modificati ai fini di una maggiore precisione, i resoconti della società, nonché i dati della Commissione territoriale relativi ai riconoscimenti dello status di richiedente asilo degli ospiti. «Lo scopo era quello di incrociare i numeri per produrre un riepilogo della situazione», ha spiegato Marrosu. Il gruppo di lavoro era stato costituito con provvedimento del prefetto nel maggio 2012. Il coordinamento era stato affidato al vice prefetto Allegretto e vi facevano parte i dirigenti delle aree di loro competenza, tra cui anche Piccolo. Il funzionario, capo contabile, peraltro, era stato “preso in prestito” dalla Prefettura di Trieste per coprire lo stesso ruolo rimasto vacante a Gorizia. Dirigenti indipendenti, ha spiegato Marrosu.
Il gruppo di lavoro si avvaleva di altre professionalità provenienti dalle aree coinvolte nell’operazione di conteggio complessivo. Quando il pm ha domandato alla teste chi si occupava delle carte e dei relativi passaggi interni, Marrosu ha affermato: «Il prefetto non se ne occupa, spetta ai dirigenti». Né il prefetto interviene nel gruppo di lavoro, ha risposto al sostituto procuratore che ha voluto sapere come funzionasse l’attività. A luglio 2012 era avvenuta l’ispezione ministeriale in Prefettura. «Gli ispettori allora mi avevano riferito a voce di non aver rilevato problemi», ha osservato la teste. Anche per quanto riguardava il caso Connecting People? Marrosu ha confermato. Nel frattempo la Procura aveva chiuso le indagini. Ne era al corrente? ha chiesto il pm Bossi. «Ci era arrivato l’avviso della Procura». Ne era a conoscenza il ministero? ha continuato il pm. Marrosu ha confermato: «Il ministero non aveva sospeso i dirigenti, che erano rimasti nel pieno delle loro competenze». —
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