Non si vive di solo sci: le alternative della Regione

UDINE. Sul turismo invernale è stata investita una montagna di soldi pubblici. Non è un mistero, amministratori e operatori lo ammettono candidamente.
Fin dai tempi del piano Illy-Bertossi, parliamo di una dozzina di anni fa, con un budget ricchissimo, 200 milioni di euro, al quale si attinge ancora oggi per potenziamenti e manutenzioni. Eppure non basta ancora. Perchè i nostri 5 poli non vivono di sola neve. E Promotur cerca alternative, puntando sull’estate.
Stagione in cui i margini di reddito, soprattutto per i privati (alberghi, ristoranti, locali) possono essere più consistenti.
Lo sci può e deve fare da traino, visto che in una bella domenica di gennaio o febbraio, quelle con il sole e le piste tutte aperte, ai cancelletti degli impianti di risalita si presentano in 25 mila, per lo più pendolari.
Ma appunto i costi di gestione nella stagione fredda sono importanti e gli utili, per operatori e hotel, si riducono.
«Parliamoci chiaro - dice il direttore di PromoturismoFvg Marco Tullio Petrangelo - nessun polo sciistico può andare bene da solo. Infatti se la Regione Friuli Venezia Giulia oggi è proprietaria e gestisce decine di impianti, cosa che le ha consentito di diventare il secondo più rilevante operatore italiano, è grazie all’acquisizione dei vecchi poli dai fallimenti delle precedenti gestioni. A riprova di ciò vediamo cosa succede a Sappada e oltreconfine, a Bovec, impantanate in mille problemi: realtà che da sole non stanno in piedi, non raggiungono l’equilibrio economico. Noi quest’anno possiamo contare su una gamma di investimenti che derivano ancora dal denaro stanziato a suo tempo dalla giunta Illy. E così metteremo 3 milioni a Forni di Sopra, altrettanti a Sauris, quasi 2 a Sella Nevea, 300 mila euro a Piancavallo e 700 mila a Ravascletto. Vogliamo mantenere alta l’efficienza e la qualità dell’offerta invernale, aumentandola per i giovani e le famiglie, penso ai parchi della neve e ai bob-rotaia. Però di solo inverno non si vive».
Eccolo qui il nodo da sciogliere. Troppo pochi i mesi tra dicembre e marzo per garantire margini al turismo montano.
«Dobbiamo potenziare l’estate - spiega Petrangelo -, lo fanno anche le località Vip, quelle della Badia, del Piemonte o della Val di Fassa, non possiamo sottrarci noi. E così ogni polo della montagna friulana dovrà avere una sua specializzazione, una sua peculiarità per la quale sarà facilmente riconoscibile. Il Piancavallo, per esempio, dovrà essere meta per gli sportivi. C’è il palaghiaccio, il palasport, due campi di calcio dei quali uno in costruzione, la pista per le mountain bike. Tarvisio potrà valorizzare il Lussari e la sua vocazione per così dire religiosa e la nuova area dell’Angelo, che piace parecchio. Forni di Sopra invece è l’ideale per trekking e passeggiate, anche in quota, vista la bellezza dei paesaggi. Dobbiamo trovare una soluzione ideale per il comprensorio dello Zoncolan, che è ancora sottovalutato e deve migliorare i numeri dell’estate. Vista la grande notorietà di questo monte per meriti ciclistici (il giro d’Italia è arrivato più volte in cima al Kaiser nelle tappe più spettacolari degli ultimi anni, ndr) si è pensato alla realizzazione di un Bike Park, con 150 percorsi dedicati alle due ruote».
Petrangelo interviene pure sulla questione Pramollo: il progetto transfrontaliero è ancora attuabile o il treno è passato e non tornerà?
«Rispetto al 2008 sono certamente cambiati i presupposti - osserva il numero uno del turismo regionale -, non sono solo io a dirlo. Però la linea della Regione è quella di non arretrare. Se le cose vanno come previsto, si continua. Certo c’è la necessità di avere garanzie dal punto di vista finanziario e legale. Noi comunque dobbiamo far arrivare gli sciatori negli alberghi, questo è l’obiettivo principale».
Infine una battuta sull’impianto di Pradibosco, investimento da 3 milioni fuori dal circuito regionale, rivelatosi un fallimento. «Mi hanno segnalato la cosa da uno dei poli Promotur - conclude Petrangelo -, dicendomi “ecco che fine fanno i soldi, mentre per noi non ce ne sono mai”. Ma di quell’impianto non siamo responsabili. Altri eventualmente ne risponderanno».
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