Non ci fu cessione di cocaina ristoratore assolto

Pasquale Amendola era accusato di alcuni episodi nel 2008. Il pm aveva chiesto la condanna a 5 anni. La difesa: nessuna prova
ANTEPRIMA UDINE GENNAIO 2002 TRIBUNALE NUOVO TELEFOTO COPYRIGHT FOTO AGENCY ANTEPRIMA
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UDINE. Era finito al centro di un’inchiesta che aveva visto alcuni friulani e due albanesi andare a processo per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. L’altro giorno, per Pasquale Amendola, 56 anni, noto gestore di ristoranti e locali notturni della zona, la vicenda si è finalmente chiusa con sentenza di assoluzione.

Il giudice del tribunale di Udine, Carla Missera, lo ha prosciolto da ogni accusa con la formula «perchè il fatto non sussiste», per mancanza di prove. Il pubblico ministero onorario, Alberto Cino, aveva chiesto che gli venisse inflitta una pena di cinque anni di reclusione.

Amendola doveva rispondere di una serie di presunte cessioni di cocaina, per altrettanti episodi risalenti alla fine del 2008. La droga sarebbe stata destinata principalmente a giovani e giovanissimi dell’hinterland udinese. Nelle indagini, condotte dalla Squadra mobile della Questura di Udine, erano rimasti coinvolti anche un albanese residente a Pasian di Prato, che era stato arrestato e che ha poi patteggiato 2 anni e 10 mesi di reclusione, e altre quattro persone, a loro volta andate a dibattimento.

Sentita come ultima teste la moglie di Amendola - che ha spiegato come normale la disponibilità di alcune somme di denaro trovate a casa dell’uomo, considerata la sua attività - il difensore di Amendola, avvocato Giovanni Stellato, ha concluso insistendo sulla carenza di prove a suo carico. Il legale ha evidenziato, in particolare, come il tenore delle intercettazioni, in assenza di altri atti investigativi di rilievo, non potesse di per sè bastare a dimostrare la penale responsabilità del suo cliente.

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