«No alla centralina sul rio Zolfo preleverà l’acqua solforosa»

«A 90 metri a valle dal rilascio della centralina idroelettrica esistente sarà realizzata l’opera di presa di un altro impianto. Capteranno e turbineranno anche l’acqua solforosa che si immette in alveo a monte della centralina». Sul rio Zolfo, a pochi chilometri dall’abitato di Bagni di Lusnizza, frazione di Malborghetto, i soci del Consorzio vicinale si battono per salvare l’acqua del fiume che continua a segnare le loro vite e la storia del luogo.
È una storia animata dai turisti che dall’impero austroungarico al secondo dopoguerra arrivavano numerosi per bere l’acqua sulfurea. Quella storia oggi rischia di essere compromessa dalla costruzione della seconda centralina idroelettrica sul rio Zolfo. L’impianto che il prossimo 24 agosto la Regione sottoporrà a valutazione di impatto ambientale: ha una potenza nominale di 35 Kw con un salto di 29 metri. «È un impianto ridicolo», ripetono i proprietari delle case austroungariche, mentre spiegano perché, all’unanimità, hanno bocciano il progetto presentato dalla società Basso zolfo di Gemona. «L’acqua verrà presa a 90 metri a valle dal rilascio della centralina esistente e la condotta transiterà sui nostri terreni che ci saranno espropriati. Quest’acqua non la vedremo più così copiosa». I soci del Consorzio sono pronti a dare battaglia facendo valere il vincolo di tutela paesaggistica a cui sono sottoposti i beni collettivi, comprese le loro proprietà (Codice Urbani), e la ciclabile Alpe Adria tanto apprezzata anche dagli attori Aldo Giovanni e Giacomo che hanno appena finito di girare un film in zona. L’acqua intubata sarà rilasciata in prossimità del fiume Fella. Questo non è un dettaglio insignificante visto che «nel nuovo piano paesaggistico regionale le vie della mobilità lenta, così viene definita la ciclabile, sono tutelate», insistono i soci del Consorzio nel ricordare che la centralina sorgerà a 10 metri dall’Alpe Adria.
Il rio Zolfo non è un rio antropizzato, o meglio lo è solo nel tratto messo in sicurezza dopo l’alluvione del 1996. Oltre il ponte, fino al Fella, mantiene le sue caratteristiche naturali. Osservando la vegetazione che cresce nell’oasi di pace, il diniego del Consorzio si rafforza: «Se per la realizzazione della centrale a monte non si è tenuto conto della pericolosità geologica prevista dal Piano di assetto idrogeologico ora chiediamo di valutarlo». Il Consorzio vuole fare chiarezza pure sul divieto a realizzare centraline idroelettriche nei bacini imbriferi inferiori ai 10 Kmq introdotto dal Piano di tutela delle acque. Il bacino imbrifero del rio Zolfo rientra in questa casistica ma nonostante ciò «l’iter della pratica va avanti perché la domanda è stata presentata lo scorso 28 marzo, otto giorni dopo l’approvazione del Piano e 45 prima della pubblicazione sul Bur». —
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