Nessuna truffa alla Nova salus: assolti gli imputati

di Cristian Rigo
CERVIGNANO
Assolti perché il fatto non sussiste. Nicola Apa e sua figlia Antonella, rispettivametne presidente e componente del cda del centro medico fisioterapico Nova Salus di Cervignano non hanno compiuto alcun raggiro e artificio per procurarsi un ingiusto profitto. Nessuna truffa aggravata ai danni dell’azienda sanitaria numero 5 della Bassa friulana e tanto meno a carico dei pazienti quindi, come invece avevano ipotizzato gli investigatori.
L’accusa infatti era quella di aver ricevuto rimborsi non dovuti per prestazioni sanitarie erogate in misura inferiore rispetto al dovuto o addirittura mai erogate (in sede di udienza preliminare il gup del tribunale di Udine, Roberto Venditti aveva già “dimezzato” le accuse). Ma anche il quadro accusatorio rimasto in piedi fino a ieri è stato “smontato” pezzo per pezzo dall’avvocato difensore Luca Ponti. Tanto che dopo aver ascoltato ben 44 testimonianze di altrettanti pazienti in ben dieci udienze, anche la pubblica accusa (rappresentata ieri in aula dal pubblico ministero onorario Marzia Gaspardis - ma la titolare del fascicolo era la pm Barbara Loffredo) ieri ha chiesto l’assoluzione.
La Nova Salus insomma avrebbe operato correttamente nei confronti dei pazienti («Tutti soddisfatti non solo per aver pagato solo e soltanto il dovuto - ha rimarcato l’avvocato Ponti -, ma anche per la qualità delle cure tanto che un solo utente ha riferito di non essere guarito del tutto») e avrebbe chiesto i rimborsi solo per le prestazioni effettivamente erogate e per le quali era previsto il contributo pubblico. L’ottantenne di origini napoletane ma residente a Gorizia, Nicola Apa e la figlia 50enne, anche lei residente a Gorizia, Antonella Apa erano accusati anche di aver svolto delle terapie riabilitative per un tempo inferiore al previsto e di aver svolto terapie di gruppo con più di cinque persone invece che individuali. «Ma - ha precisato Ponti - non si è mai trattato della volontà di svolgere una prestazione più corta, quanto piuttosto di esigenze legate alla condizione di salute dei pazienti. E quando i pazienti svolgevano degli esercizi in gruppo era perché soffrivano della stessa patologia ed erano comunque seguiti individualmente in modo appropriato». Dello stesso avviso anche il giudice Mauro Qualizza che infatti ha assolto entrambe le imputate.
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