Nelle Valli la festa del capodanno Thai

Al tempio di Costa di Vernassino sono giunti da tutto il Triveneto

SAN PIETRO AL NATISONE. Immaginate un fiume di vesti colorate tra le case di un minuscolo borgo, immerso nella vegetazione in germoglio delle alture delle Valli del Natisone. E sostituite al silenzio voci, suoni, profumi... e schizzi d’acqua. Allegria, insomma. Brio, vitalità. Ecco il Songkran, alias capodanno Thai, in chiave friulana. L’unico, perché unico - a Costa di San Pietro al Natisone, sulla pendice boscosa che guarda verso i Comuni di Stregna, da un lato, e Savogna dall’altro - è, in regione, il tempio Thai che fa da fulcro alla circostanza, una delle due principali feste thailandesi.

La tradizione è andata in scena domenica, in una giornata di primavera piena, soleggiata, che ha trasformato il remoto paesino in “piccola patria” degli affiliati all’Associazione culturale thailandese del Triveneto: centinaia di persone hanno raggiunto Costa, il suo tempio - realizzato dal sodalizio di cui sopra nell’edificio che un tempo accoglieva l’osteria della borgata e inaugurato nel settembre 2013 - e il monaco che lo abita, un thailandese (ovviamente) arrivato in loco dall’Austria ma ora valligiano a tutti gli effetti, dal momento che ha chiesto al Comune la residenza.

E per la gente del posto è ormai... uno del posto: guida spirituale per un’utenza risicata nell’ordinario, foltissima, invece, in occasioni come il Songkran o la celebrazione della fine della stagione dei monsoni, in autunno. In quelle date Costa di Vernassino cambia pelle, diventa cuore pulsante della cultura e della religiosità Thai. Perché il Capodanno thailandese è, prima di tutto, un momento di fede: segna l’inizio dell’anno buddista, che l’usanza vuole venga salutato con l'acqua, appunto, elemento purificante e di buon augurio.

Non a caso è conosciuto anche come "Festival dell’acqua": è, il Songkran (o meglio il Maha Songkran), il giorno in cui pulire a fondo le case e irrorare le immagini di Buddha. I festeggiamenti si aprono con la processione dei fedeli al tempio, dove vengono deposte offerte per i monaci, che si dispongono in piedi attorno a un lungo tavolo su cui sono disposte ciotole pronte a ricevere frutta, riso, dolci.

Seguono i rituali della purificazione della statua del Buddha e del versamento dell’acqua, che i più giovani rovesciano ossequiosi sul palmo delle mani degli anziani e dei propri cari. Candele, bastoncini d’incenso e coroncine di fiori completano il quadro. Così in Thailandia. E così, ovviamente in “formato” ridotto - ma ligio al protocollo ufficiale -, nelle Valli, in un angolino montano che incarna alla perfezione lo spirito della pacifica convivenza fra popoli e credo, del reciproco rispetto.

Smaltita, ora, la gioiosa ondata dei festeggiamenti, il tempio e il paese sono tornati alla pacata quotidianità, ai ritmi normali, alla consueta atmosfera di quiete. La struttura convertita in luogo di culto riprenderà la sua routine, accogliendo piccoli gruppi di fedeli, talvolta qualche curioso: sempre ben accetto, perché le porte sono aperte a tutti. La nascita del tempio è stata quasi casuale.

Era stato un contatto fortuito tra un cittadino thailandese e uno dei proprietari dell’immobile dismesso a far scoccare la scintilla: un rapido sopralluogo era bastato per convincere - anzi, per entusiasmare - l’Associazione culturale thailandese del Triveneto, che senza pensarci sopra due volte aveva avviato le procedure per l’acquisto (con fondi propri) dello stabile, poi ristrutturato in funzione della rinnovata destinazione. Uno spazio del caseggiato è stato dedicato - come omaggio alla gente di Costa di Vernassino, ben lieta dell’esperienza e della "conquista" di un primato regionale - alla memoria della famiglia che lo ha abitato.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto