Nella Lega Lizzi è seconda, Vannacci finisce al 14º posto

A guidare i candidati a Nord Est sarà il veneto Borchia, il sindaco Cisint scala in quinta posizione

Mattia Pertoldi
Elena Lizzi, eurodeputata uscente della Lega
Elena Lizzi, eurodeputata uscente della Lega

Alla fine il braccio di fero lo vince la Lega del Nord Est. Il generale Roberto Vannacci, come peraltro anticipato in via informale nei giorni scorsi, non sarà capolista nel collegio dell’Italia Orientale e, anzi, scala al 14º posto.

Esattamente come si erano augurati i vertici del Carroccio di Friuli Venezia Giulia e Veneto, infatti, a guidare la campagna elettorale della Lega in questa parte d’Italia sarà un esponente nordestino. La scelta, in particolare, è caduta sul segretario provinciale di Verona, ed europarlamentare uscente, Paolo Borchia.

Al secondo posto spazio un’altra politica a caccia di riconferma, la friulana Elena Lizzi, mentre finisce “soltanto” quinto il sindaco di Monfalcone Anna Maria Cisint.

Le liste del Carroccio sono state validate nella serata di ieri dal Consiglio federale del partito, dopo la prima uscita ufficiale di Matteo Salvini al fianco di Vannacci al tempio di Adriano a Roma, e verranno depositate oggi in Corte d’Appello a Venezia.

La decisione del segretario nazionale è stata quella di schierare alle Europee prima gli uscenti e poi gli altri candidati espressione dei diversi territori. Rispetto al 2019, quando la Lega a Nord Est toccò la quota record di sette eurodeputati, Salvini si è trovato con soltanto quattro nomi da reinserire in lista: una truppa praticamente già dimezzata.

Mara Bizzotto (seconda degli eletti dietro a Salvini con oltre 90 mila preferenze) e Marco Dreosto (settimo con 23 mila), infatti, sono entrati in Senato nel 2022 e non si muoveranno da palazzo Madama. Gianantonio Da Re (terzo con 43 mila voti), poi, è stato espulso dal partito dopo le critiche a Salvini, l’altoatesino Matteo Gazzini – subentrato a Dreosto – è passato a dicembre con Forza Italia e correrà con gli azzurri sia per l’Europa sia come candidato sindaco di Laives, mentre la padovana Paola Ghidoni non si ripresenterà. Il conto, pertanto, è presto fatto.

A Nord Est il capolista sarà Borchia, peraltro molto vicino a Salvini, particolare che di questi tempi in via Bellerio non guasta, e dietro di lui toccherà a una friulana, perciò a Lizzi.

A seguire ci sarà l’emiliana Alessandra Basso (25 mila) e, come ultima degli uscenti, la portogruarese Rosanna Conte (19 mila). Chiusa la partentesi degli europarlamentari, il Carroccio ha deciso di puntare (quasi sempre) sull’ordine alfabetico dei candidati. Così Cisint diventa la prima dei non uscenti, ma di fatto “soltanto” la quinta in lista.

Certamente non la posizione cui ambiva il sindaco di Monfalcone e che, non per nulla, ambienti leghisti isontini danno come parecchio infastidita dalle scelte del partito.

La “zeta” iniziale del cognome, invece, costa l’ultimo posto all’assessore regionale alle Politiche agroalimentari Stefano Zannier. «Ma va bene così – dice –: alla fine in un elenco la gente guarda il primo e l’ultimo nome». Giusto o sbagliato che sia resta il fatto che a guidare i leghisti non ci sarà Vannacci, scivolato verso il fondo.

I sussurri di partito, tra l’altro, raccontano che Salvini volesse schierare l’autore de “Il mondo al contrario” come capolista in tutte le circoscrizioni, ma che sia stato spinto a cambiare idea, almeno nel collegio dell’Italia Orientale, dal pressing del segretario veneto Alberto Stefani, peraltro pure lui molto vicino al vicepremier.

Una mossa logica, in fondo, quella di Salvini per almeno cercare di placare un partito che a Nord Est era letteralmente esploso dopo la notizia della candidatura di Vannacci.

Se Lizzi e Zannier si erano limitati a una sorta di presa d’atto, ben più chiari erano stati Massimiliano Fedriga – «io voterò i candidati del Friuli Venezia Giulia», aveva detto il presidente –, il segretario udinese Graziano Bosello e pure la maggior parte dei big veneti come Roberto Marcato, Gianpaolo Bottacin – «non c’entra nulla con la storia della Lega» – e Federico Caner. Da Venezia, tra l’altro, rimbalza la voce secondo la quale a convincere Salvini sarebbero stati alcuni sondaggi che certificherebbero come almeno a Nord Est il grande incubo del segretario, e cioè il sorpasso elettorale di Forza Italia, non si dovrebbe materializzare.

La Lega, in altre parole, nel Triveneto l’8 e 9 giugno resterebbe davanti agli azzurri, come peraltro avvenuto alle Regionali del Friuli Venezia Giulia dello scorso anno quando si confermò – pur di poco – addirittura come primo partito della coalizione. Una possibilità, questa, che alle Europee, dato il trend di Fratelli d’Italia, ha però oggi i crismi della quasi totale utopia.

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