Nel piano per i tempi di attesa troppe inutili complicazioni

Piano per le liste d’attesa in sanità, ecco quel che non va. Un piano quanto meno da emendare, quello appena varato dalla giunta regionale, visti alcuni passaggi incomprensibili, se non proprio...

Piano per le liste d’attesa in sanità, ecco quel che non va. Un piano quanto meno da emendare, quello appena varato dalla giunta regionale, visti alcuni passaggi incomprensibili, se non proprio sbagliati. Un esempio? In albergo si può disdire una camera senza penalità anche poche ore prima di quella prevista per l’arrivo. In sanità si deve fare 2 o addirittura 5 giorni prima altrimenti si paga la penalità. Fatte salve «documentate situazioni eccezionali». In poche parole il cittadino che sta male o che quel giorno non ha più a disposizione chi lo può accompagnare cosa deve fare? Cercare di procurarsi un certificato? Medico se si tratta di malattia, ma se non si reca all’appuntamento perché è rimasto a piedi deve farsene dare uno dal meccanico? Tra l’altro questa norma (articolo 14 della legge regionale del 2009) non sarebbe potuta essere emanata dalla giunta senza passare per il consiglio regionale, cosa che non è stata fatta.

C’è poi una definizione incomprensibile (a pagina 11 del piano): si tratta della dicitura «scaduti tali termini il diritto definito dal criterio di priorità deve essere esplicitamente riconfermato/aggiornato dal prescrittore, pur restando valida la prescrizione». Quindi con tempi diversi si dovrebbero avere scadenze diverse. In realtà non ci sono norme di legge che dicano quale scadenza deve avere la ricetta con richieste di esami. Infatti per prenotare devi per forza avere una ricetta in mano e l’appuntamento ti può essere dato anche un anno dopo sulla base di quella ricetta. Si è creata un’inutile complicazione (cosa vuol dire «esplicitamente riconfermato»? Da chi? Come?) a carico dei cittadini.

Sul fronte della semplificazione non si dice nulla. L’unica azione fatta risale a 5 anni fa quando i medici di medicina generale sono stati autorizzati a certificare l’esenzione per diabete e ipertensione. Ma nulla si fa per semplificare, per esempio, le procedure in gravidanza o in riabilitazione. Il piano si occupa anche dei percorsi diagnostico terapeutici, che poi dovrebbe essere il sistema per alleggerire la vita dei cittadini. A fronte di un problema sanitario, l’Azienda si fa carico di predisporre percorsi, visite specialistiche, esami diagnostici, controlli. In questo caso non viene fornita alcuna tempistica, nel senso che non si assegna un termine entro cui il percorso debba essere completato, ergo questi percorsi possono – per paradosso – concludersi dopo anni, visto che non c’è alcuna scadenza. In tutta Italia che cosa fare se ai cittadini non vengono garantiti i tempi è stabilito da indicazioni regionali, da noi si delega alle Aziende con il rischio che a problema uguale si diano risposte diverse da città a città. (e.d.g.)

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