Nasce la videosorveglianza per i tesori nascosti nel mare

GRADO. Proteggere e promuovere la fruizione dei siti archeologici sommersi e favorire la loro tutela e valorizzazione grazie a un sistema di videosorveglianza di superficie e subacquea. È l’obiettivo di un progetto di ricerca interdisciplinare condotto dall’Università di Udine e dalle Soprintendenze archeologia del Fvg e del Veneto, cofinanziato dal Ministero dei Beni e delle attività culturali e del Turismo con l’ausilio di Eutelsat S.A., uno dei maggiori operatori satellitari al mondo, e il supporto tecnico di Open Sky Srl, leader in Italia nelle connessioni internet e nei servizi professionali satellitari.
Il gruppo di lavoro, coordinato da Simonetta Bonomi e Luigi Fozzati, rispettivamente soprintendenti archeologia del Veneto e del Fvg, coinvolge Alessandro Asta, Soprintendenza archeologia del Veneto, Domenico Marino, Soprintendenza archeologia Fvg, e, per l’Ateneo di Udine, Massimo Capulli e Simonetta Minguzzi, Roberto Rinaldo, Stefano Boscolo Nale, Mirko Loghi, Stefano Saggini e Vito Roberto.
«L’iniziativa – spiegano i responsabili - nasce dall’esigenza di promuovere la fruizione dei siti archeologici sommersi, sottoposti a stress ambientale e anche alla costante minaccia della pesca professionale e dell’attività subacquea ricreativa. Il sistema prevede l’invio dei flussi video, raccolti da telecamere subacquee installate sulla griglia metallica di protezione dell’area e da quelle di superficie, a un sistema di gestione e smistamento collocato su una boa in prossimità del sito archeologico.
Le immagini vengono trasmesse anche via satellite verso un server remoto. Questo provvede alla loro distribuzione, per la realizzazione di un eventuale museo virtuale a distanza, e alla verifica di eventuali situazioni di allarme». La sperimentazione è prevista sui relitti delle imbarcazioni Grado 2 (III secolo a.C.), a circa sette miglia dalla costa e ad una profondità di 19 metri, e Caorle 1 (II-I secolo a.C.).
«L’interdisciplinarità è una delle linee guida del nostro Ateneo – chiarisce il rettore Alberto Felice De Toni –. In questo progetto si concretizza una convergenza di saperi che l’Università di Udine esprime al meglio». Il coordinatore, Massimo Capulli, spiega: «Il mare accoglie le tracce del nostro passato, le conserva nei propri fondali e spesso le anima di nuova vita. Non sempre è possibile o corretto recuperare questi resti. La valorizzazione in situ, in linea con le direttive Unesco, è per molti versi da preferirsi.
Questo progetto mira ad allargare la platea dei fruitori di questi beni. Tutti potranno godere di questo straordinario museo che è il mare».
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