Nancy Brilli: «La mia Mirandolina? Una calcolatrice»

Nessuna usura, duecentosessant’anni che mai diresti appoggiati sulle spalle della donna goldoniana simbolo, la Mirandolina, femmina settecentesca con la stessa schiena dritta di quella contemporanea.
Col nobiluomo le servette si rassegnavano all’ordine e alla compostezza. La locandiera se li degustava a colazione gli omuncoli e poi, con leggerezza, sputava gli ossi. Carattere forgiato con la dinamite.
La signorina del teatro che fu, che è e che sicuramente sarà, non fa passerella tanto per fare, dev’essere il tempo, il momento e soprattutto richiede misure perfette per farsi indossare.
«Mirandolina per un’attrice è come l’Amleto per un attore», fa il sintetico punto Nancy Brilli, l’affascinante romana bionda rincorsa da anni affinchè pronunciasse finalmente un sì per infilarsi dentro il corpetto aderente della furba ragazza della locanda.
«Ci siamo inseguite parecchio io e lei». confessa. «L’ho pensata spesso, imponendomi la giusta pazienza finché non giungesse l’attimo virtuoso da cogliere. Da nove anni non calco tavole ruvide, ho preferito fare la mamma di mio figlio. Volevo crescesse con me e soltanto con me. Le rinunce sono atti d’amore».
Su e giù per la Penisola in frenetico tour, La locandiera adattata da Giuseppe Marini rema contro l’economia balorda che impone strette di cinghia e lacrime. Sold out ovunque, prova provata dell’abbinamento calzante. Con la produzione Società per attori lo spettacolo sarà al Giovanni da Udine (manco a dirlo tutto esaurito pure qui) da giovedì 6 a sabato 8, prosa in punta di classico del cartellone di Giuseppe Bevilacqua.
- Insomma, Nancy, torna nel pensatoio teatrale. Concorda con la definizione?
«È l’unico rapporto persone/persone che scatena forti vibrazioni. Irrinunciabile per me. Con qualche però necessario. Come le dicevo il mestiere di madre impone ovvie priorità».
- Viste e piaciute, intendiamo Brilli e Mirandolina. Vi siete conosciute dove?
«Chiacchierando con Marini (il regista, ndr). Non siamo un collettivo, però le decisioni sono avanzate con l’armonia di più pensieri e con la libertà d’azione suggerita da Giuseppe. Lui, certo, è l’ideatore della struttura, ma nessuna dittatura».
- I tomi d’annata, pur immortali, quel minimo di polvere l’accumulano. Una patina che qualcuno lascia nel rispetto assoluto dell’opera, altri passano il panno...
«Goldoni è rimasto Goldoni, ci mancherebbe. Sul linguaggio, ecco, un’operazione di aggiornamento pareva lecita, se non altro per facilitare la comprensione del pubblico. Se rimuovi l’arzigololo ne guadagna la fluidità. Concludendo. Non volevamo “farlo strano”, nel senso di un ribaltone totale, soltanto piccoli aggiustamenti contemporanei consentiti».
- Ed eccoci al dunque. All’identikit mirandoliniano. C’incuriosisce l’impronta sua.
«Non è cattiva, ha energia in surplus, fa autocritica e non è un tipo da pentimenti. Lei preferisce la riflessione amara e malinconica. È una calcolatrice, anche se così rischia di perdere il contatto con i sentimenti».
- Assomiglia molto allo stereotipo moderno.
«Seppure strutturata nel secolo illuminato, di quell’allora aveva ben poco. Diciamo disegnata per vivere nel futuro».
- E questo presente, signora Brilli, come se lo sente addosso?
«Scomodo. L’esigenza impellente è il rivitalizzare i rapporti umani. La differenza solamente noi possiamo farla. Con le corrette competenze. Individui adeguati nel posto giusto. Logica, no? A guardarsi attorno non pare proprio. E intanto la Cina si sta comprando il mondo, Italia compresa».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto