Musica alta al bar, ma la protesta fallisce: assolti i due titolari

«Il fatto non sussiste». E quindi gli imputati, cui si contestava di avere disturbato la quiete pubblica con la musica del loro locale, vanno assolti con formula piena. Si è chiuso così il processo celebrato a carico dei fratelli Ferruccio Titton, 49 anni, residente a San Giorgio di Nogaro, e Isabella Titton, 46, di Torviscosa, chiamati a rispondere in qualità di titolari del bar e sala giochi di via Università Castrense, a San Giorgio di Nogaro, finito al centro delle proteste di alcuni vicini a partire dall’aprile del 2015.
Emessa ieri dal giudice monocratico del tribunale di Udine, Carla Missera, la sentenza ha così disatteso le pretese risarcitorie avanzate dai cinque condòmini che, dopo gli esposti, nel procedimento, avevano deciso di costituirsi parte civile con l’avvocato Mara Del Bianco. Favorevole alla condanna degli imputati anche il pm onorario che, nella scorsa udienza, aveva chiesto una pena di 200 euro di multa l’uno.
A prevalere, invece, è stata la tesi sostenuta dal difensore, avvocato Massimo Vittor, che per escludere la sussistenza del reato si era richiamato a una pronuncia della Corte di Cassazione in materia di «asserite molestie da rumori nell’ambito di un complesso condominiale». Posto che nell’istruttoria dibattimentale alcuni dei testi avevano preso le distanze dalla “crociata” avanzata da una parte dei condòmini, affermando di non avere mai ritenuto le emissioni del bar - presente al piano terra del condominio “Campoformido” articolato in una trentina di unità abitative - così elevate, da recare disturbo al lavoro e al riposo, il legale ha ricordato come la giurisprudenza riconosca il reato soltanto nel caso in cui la lamentela sia manifestata dalla maggioranza dei residenti.
A vacillare, inoltre, era stata anche la portata del problema. Stando alle misurazioni effettuate dall’Arpa in quattro diversi momenti della stessa giornata, lo sforamento dei decibel era emerso una sola volta e con valori minimi. «I tecnici – ha osservato l’avvocato Vittor – avevano definito il superamento dei limiti “appena percettibile dall’orecchio umano”». Troppo poco, insomma, per parlare di «uso smodato» della musica. —
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