Muore dopo il vaccino, Camilla soffriva di una carenza di piastrine ma nella scheda dell’anamnesi non risultava

Matteo Indice

GENOVA. Camilla era affetta da una cronica carenza di piastrine (specificamente una «piastrinopenia autoimmune familiare») e si sottoponeva stabilmente a una terapia ormonale molto intensa. All’ospedale di Lavagna, dove si era recata la sera del 5 giugno e da cui era stata poi dimessa, entrambi questi aspetti erano stati palesati.

PER APPROFONDIRE

Da fonti investigative si apprende invece che né la piastrinopenia né le carenze ormonali e l’annessa cura erano presenti nella scheda anamnestica compilata al point vaccinale di Sestri Levante, dove il 25 maggio le era stato somministrato AstraZeneca, dettaglio che alleggerirebbe la posizione dei vaccinatori. Sono le principali novità emerse dall’inchiesta per omicidio colposo sulla tragedia della diciottenne Camilla Canepa, coordinata dai pm genovesi Stefano Puppo e Francesca Rombolà, appartenenti al pool tutela salute guidato dal procuratore aggiunto Francesco Pinto.


I pubblici ministeri hanno chiesto ai carabinieri del Nas di acquisire tutti i documenti clinici sulla studentessa. E dalle carte in mano ai magistrati risulta che il 29 maggio, 4 giorni dopo il vaccino, la giovane ha assunto 10 milligrammi di Dufaston e 2 di Progynova, estrogeni. La diciottenne è stata bene fino al tardo pomeriggio del 3 giugno, quando ha manifestato cefalea e una forte fotosensibilità. Ha raggiunto insieme ai familiari il pronto soccorso dell’ospedale di Lavagna e qui, si apprende oggi, ha trascorso una notte in osservazione dopo che erano stati registrati i due elementi fondamentali: la cronica carenza di piastrine e la stabile assunzione di potenti medicinali.

«La Tac – hanno rimarcato informalmente fonti mediche ai militari – non aveva evidenziato problemi particolari e per questo è stata dimessa». Ma è indubbio che il passaggio a Lavagna sia uno degli elementi nodali su cui si concentrano allo stato gli investigatori, per capire se vi sia stato qualche tipo di sottovalutazione e se Camilla già in quella fase poteva essere sottoposta a trattamenti che prevenissero degenerazioni.

Il 5 giugno alle 23.58 è arrivata nuovamente nell’istituto lavagnese, stavolta in ambulanza, con sintomi aggravati e la Tac ha certificato una «trombosi del seno cavernoso». «La direzione sanitaria ha acquisito una relazione relativa a Camilla dal direttore del pronto soccorso lo scorso 7 giugno - ha spiegato Paolo Petralia, direttore generale dell’Asl4 che gestisce l’ospedale di Lavagna - e il documento ci è sembrato esaustivo. Per questo non sono state intraprese altre iniziative. Tra le patologie che non permettono l’utilizzo di AstraZeneca non è inserita la piastrinopenia. Ieri abbiamo consegnato le cartelle cliniche e le schede vaccinali agli inquirenti, aspettiamo quindi i loro lavoro».

Data la criticità della situazione è stato disposto il suo trasferimento in «codice rosso» al policlinico San Martino di Genova, dov’è stata ricoverata in rianimazione alle 5.06 del 6 giugno. Nel capoluogo ligure la ragazza è stata sottoposta a due interventi: il primo di neuroradiologia per rimuovere il trombo, il secondo per distendere la pressione intracranica derivante dall’emorragia cerebrale.

A brevissimo i pm delegheranno l’autopsia a Luca Tajana, medico legale dell’Università di Pavia. Agli atti dell’inchiesta sono inoltre allegati il rapporto dell’Ema (l’agenzia europea del farmaco) che spiega come sia più alta, nella fascia d’età di Camilla, la possibilità d’una trombosi post-vaccinale che quella di morte per Covid (2 casi ogni 100.000 abitanti contro zero) stante una bassa circolazione del virus come accade oggi in Italia. I magistrati stanno inoltre esaminando il protocollo del ministero della Salute in cui «si richiama l’attenzione sulla possibilità che entro due settimane dalla vaccinazione si verifichino casi molto rari di trombi associati a bassi livelli di piastrine nel sangue». —




 

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto