Morto Santo Rossi, ex campione di basket

Contagiato dal coronavirus, aveva 80 anni. Originario di Lestizza, viveva a Pesaro. Giocò nella Virtus Bologna e in Nazionale

Paola Beltrame / LESTIZZA

Il coronavirus si è portato via il “gigante buono” della pallacanestro, Santo Rossi, originario di Villacaccia di Lestizza e residente a Pesaro. Il pivot da 2,08 metri, gloria del basket nazionale e orgoglio del paese, al quale era molto legato, aveva 80 anni ed era affetto da plurime patologie senili, per le quali si curava. Ma in aggiunta, due settimane fa è sopraggiunta positività al Covid-19, per cui è rimasto ricoverato durante tutto quel periodo, dato l’intasamento delle strutture in città, in un ospedale minore, quello di Senigallia, dove è spirato. Aveva appena festeggiato in famiglia il compleanno, il 7 marzo, e quindi anche i parenti stretti hanno dovuto subire la quarantena.

A Villacaccia il cordoglio è grande: Santo veniva spesso in paese (dove i Rossi sono una grande famiglia con moltissimi parenti) facendo base dalla sorella Maddalena “Lena”, già maestra di scuola primaria. Il campione si fermava a parlare con tutti, era qui anche lo scorso Capodanno.

È curioso come sia diventato giocatore di pallacanestro. Racconta Maddalena che il fratello era entrato in seminario, ma non continuò oltre la terza liceo perché era malaticcio e i superiori pertanto gli avevano sconsigliato di proseguire. Ma qualche tempo dopo, camminando per Udine assieme al parroco di allora, don Cossio, fu notato per la sua statura eccezionale da un allenatore di basket, che lo volle con sé portandolo fino ai campionati di Chiavari.

Militò prima in B in ambito isontino, poi a Bologna, dove lo prese a cuore il presidente della Virtus, che lo convinse a frequentare l’Isef, per cui poté poi alternare allenamenti e docenza dell’educazione fisica nelle scuole superiori.

Ha insegnato e giocato in numerose città della costa romagnola, da Forlì, a Riccione, a Pesaro, dove fra l’altro il servizio in squadra gli è stato remunerato comprandogli la casa. Nel frattempo si era sposato con Alfonsina Buttazzoni di San Pietro di Ragogna, che aveva conosciuto durante un soggiorno alla Poa come assistente.

Nel 1968 è nata la figlia Francesca, anche lei campionessa del basket (alta 1.88, in Nazionale con 117 presenze e 632 punti) e ora docente di educazione fisica a Desio. Ma la passione per la pallacanestro è stata trasmessa anche a Giulio, nato nel 1971, che vive e lavora a Pesaro come Amalia, del 1972, impiegata all’Asl.

Santo, dopo la brillante carriera (Virtus Bologna 1962-1965, Ug Goriziana per due anni e altrettanti alla Fulgor, alla V.L., sponsorizzata Max Mobili, di Pesaro fino al 1974; in Nazionale ha disputato l’Europeo del 1963; in maglia azzurra ha collezionato 17 presenze e 11 punti ed è stato medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo), si è rivolto all’allenamento dei giocatori disabili; faceva la spola in Friuli anche per seguire la squadra in carrozzina di Gradisca d’Isonzo.

Persona buonissima e dotata di sereno umorismo, così lo descrivono a Villacaccia, dove resterà sempre nel cuore. Si racconta che invece sul parquet qualche volta s’arrabbiava perché – diceva – essendo così alto i suoi errori venivano notati di più. —

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