Addio a Lorenzo Buffon: leggendario portiere friulano, vinse cinque scudetti

È morto a Latisana dove viveva, a 95 anni. Colonna del Milan di Liedholm, difese anche i pali della Nazionale

Lorenzo Buffon nella sua casa di Latisana
Lorenzo Buffon nella sua casa di Latisana

Tra una parata e uno scudetto, il primo amore calcistico-televisivo. Lorenzo Buffon, morto il 25 novembre nel suo Friuli a un passo dai 96 anni, è stato uno dei più grandi portieri italiani. E soprattutto ha attraversato un'intera epoca d'oro del calcio di serie A. Era quella del Milan del Gre-No-Li col quale vinse quattro scudetti tra '50 e '59, dell'Inter di Helenio Herrera che gli diede il quinto titolo nel '63, e della nazionale. In azzurro indosso' per cinque volte la fascia di capitano, dividendo la stanza dei ritiri con Giampiero Boniperti e partecipando alla sfortunata spedizione al Mondiale '62, che ne decretò anche la fine della carriera azzurra.

Gli ingredienti per un romanzo calcistico d'altri tempi ci sono tutti, insomma, per il portiere lontano parente di Gianluigi, futuro n.1 azzurro campione del mondo nel 2006: Lorenzo era infatti cugino di secondo grado del nonno di Gigi, Armando, anche lui portiere (anche se solo sfiorando la A), a conferma che il nome era una sorte di destino. Ad arricchire il quadro del romanzo di Lorenzo Buffon, le nozze con Edy Campagnoli nel 1958.

Lorenzo Buffon
Lorenzo Buffon

Era l'Italia del boom, il calcio era sport di popolo più che di campioni milionari; ma quell'amore tra il portiere e l'attrice di fotoromanzi divenuta volto noto in tv con 'Lascia e Raddoppia' conquisto' le prime pagine dei rotocalchi, e il gossip casto del tempo. «L'abbiamo conosciuta signorina, la lasciamo signora, speriamo di ritrovarla mamma», disse della sua valletta Mike Bongiorno prima delle nozze, immortalate da foto di lei col velo bianco e lui vestito di nero, come quando indossava la maglia tradizionale di ogni portiere del tempo. Iconico lo scatto della coppia che spegne le candeline della torta, due sorrisi semplici di un'Italia felice.

Buffon raccontò che si erano conosciuti dopo che Edy andava allo stadio a vederlo piazzandosi dietro la sua porta; le prime uscite tra la nebbia di Milano solo dopo le nozze, per non farsi notare dai tifosi.

Ne nacque una figlia, Patricia che il 25 novembre annuncia la scomparsa di papà Lorenzo a Latisana in provincia di Udine - dove era cominciata la sua carriera calcistica, in oratorio -, poi il divorzio. Nel '59, dopo 300 presenze tra i pali dei rossoneri, il passaggio al Genoa, transizione verso la maglia nerazzurra un anno dopo: anche lì vinse lo scudetto, quello del '63 che diede il via all'era della Grande Inter. Poi il passaggio alla Fiorentina, un anno di purgatorio e la fine carriera a 36 anni.Qualche lavoro fuori dal calcio, finchè Silvio Berlusconi lo ingaggiò come osservatore di talenti per il Milan in Friuli.

Soprannominato 'tenaglia' per la sua presa, era considerato anche dalla Fifa tra i portieri piu' forti al mondo e fu incluso con Lev Jascin nella squadra Fifa-All Star degli anni '60. Al portiere russo, unico nel ruolo a vincere un pallone d'oro, fu legato da un'amicizia sincera. Fu Buffon stesso a rivelare che alla festa d'addio di Zoff, Jascin lo bacio' sulla bocca alla moda russa, e tutti risero. A fine carriera, una fuga negli Usa dove - racconto' poi Buffon - divenne amico di Frank Sinatra.

Giovanni Gronchi lo insignì del titolo di cavaliere del lavoro per una partita contro l'Inghilterra che gli costo' il naso e diverse costole rotte. Lui si consolava dalle vicissitudini non solo con gli scudetti, ma con un po' di pittura e la lettura di Tolstoj. Ricordando sempre il giorno in cui al Milan Nils Liedholm gli disse: 'tu domani iocare'. E cominciò la sua parabola vincente tra i pali.

 

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