Morto l’avvocato ed ex assessore provinciale Glauco Moro

Si è spento ieri, nella sua abitazione di piazza Duca d’Aosta a Pordenone, l’avvocato Glauco Moro.
Nato a Codroipo (i genitori erano di Fagagna), avrebbe compiuto 80 anni il 14 luglio. Esponente della Democrazia cristiana, fu il sindaco del terremoto e della ricostruzione nel capoluogo della Destra Tagliamento, assessore della Provincia di Udine quand’ancora quella di Pordenone non c’era, primo presidente della camera di commercio.
La prima passione di Glauco Moro fu la legge. Si era laureato in giurisprudenza all’Università di Padova, iscritto all’Ordine degli avvocati dall’11 marzo 1963, cassazionista, aveva fondato lo studio associato che portava il suo nome in piazza XX Settembre, dove oggi operano il figlio Paolo, Alessandro Da Re, Remo Anzovino e Fausto Tomasello.
Glauco Moro si iscrisse alla Democrazia cristiana molto giovane. Moroteo con Paolo Musolla, Silvano Antonini Canterin, Sergio Peressutti ed Emilio Insacco, fu per due tornate amministrative consigliere della Provincia di Udine (quella di Pordenone ancora non esisteva) per conto della Destra Tagliamento, quindi assessore provinciale. “Pausa” politica, dal 1968 al 1975 quando fu primo presidente della camera di commercio di Pordenone, istituita con l’istituzione della Provincia. Ancora in politica, subito dopo, come sindaco della città capoluogo, dal 1975 al 1979. Erano gli anni del terremoto e della ricostruzione.
Glauco Moro, ricorda l’ex assessore regionale Gianfranco Moretton, era «scrupoloso, attento, politicamente lungimirante e rispettoso delle persone. Oltre che un professionista molto stimato». Alvaro Cardin, sindaco emerito di Pordenone, fu assessore alla ricostruzione, quando alla guida della città c’era il legale: «Con lui ho condiviso parecchio impegno politico e amministrativo. Erano gli anni delle crisi occupazioni nei cotonifici, ma anche del terremoto e della ricostruzione. Era una persona che non ci teneva ad apparire, ma a fare. Attento alle problematiche ambientali, diede impulso alla costruzione delle reti di acquedotto e fognature e alle politiche di edilizia popolare. Una persona molto intelligente, capace e dotta. Di lui resteranno anche i tanti annedoti che amava raccontare». Lasciato il municipio di Pordenone – riteneva quel servizio civile esaurito e sosteneva convintamente la necessità di un passaggio generazionale anche in politica – fu eletto presidente del comitato provinciale di controllo, organo, poi soppresso, che aveva il compito di valutare la legittimità di tutti gli atti amministrativi degli enti locali.
Esercitò la professione, era civilista, al compimento dei 70 anni. Nel febbraio 2005 fu colpito dalla morte della moglie Severina Del Zotto. Lascia i figli, Paolo, avvocato e docente universitario a Padova, e Luca, che vive a Milano. La data dei funerali, che saranno celebrati nel duomo San Marco, non è stata fissata.
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