Morto il cardiologo Pietro Andreuzzi

MEDUNO. Negli anni Quaranta era partito da Navarons, piccola frazione di Meduno in cui era nato, per realizzare il sogno di diventare medico, professione che aveva svolto assieme a quella di docente universitario, e nel piccolo paese che ha dato i natali anche ai suoi avi Antonio e Silvio Andreuzzi, protagonisti dei moti risorgimentali del 1864, è voluto “tornare” affinché le sue spoglie vengano custodite in quella terra cui è sempre rimasto legato.
Pietro Andreuzzi, persona che ha contribuito a portare il nome di Meduno fuori dei confini regionali e nazionali, è morto a 94 anni. Nato a Navarons il 16 dicembre 1923, una volta conseguita la maturità classica al liceo Don Bosco di Pordenone, si era iscritto alla facoltà di medicina e chirurgia dell’università di Padova. Il 16 marzo 1949 si era laureato in medicina e chirurgia e nel 1952 aveva conseguito la specialità in cardiologia nella scuola di perfezionamento della clinica medica dell’ateneo di Padova. Negli anni accademici 1952-53, lavorò nel reparto di cardiologia dell’ospedale Lariboisière di Parigi, conseguendo il titolo di assistente straniero in cardiologia alla facoltà di medicina dell’università. Dal 1954 aveva svolto il ruolo di assistente all’istituto di medicina del lavoro dell’ateneo di Pavia, conseguendo, nel 1960, la libera docenza in medicina del lavoro. Era stato anche responsabile del laboratorio di emodinamica e degli esami funzionali cardio-respiratori, continuando a operare nell’ambito della ricerca.
La produzione scientifica di Andreuzzi è importante: 166 lavori pubblicati su numerose riviste mediche. Nel 1967 aveva conseguito la libera docenza in semeiotica medica, disciplina che studia i sintomi e i segni clinici. Due le cattedre, quindi, in ambito universitario, come hanno ricordato i familiari: una in medicina del lavoro e l’altra appunto in semeiotica. Nel 1970, dopo avere superato un concorso, aveva ricoperto il ruolo di aiuto medico all’ospedale Cà Granda di Milano Niguarda. Divenuto primario, aveva continuato a operare sino alla quiescenza. Ma, dopo il pensionamento, Andreuzzi non si era fermato: aveva lavorato per quindici anni come responsabile nel reparto di cardiologia e riabilitazione cardiologica dell’istituto clinico Mater Domini di Castellanza, in provincia di Varese. Amante del “suo” Friuli, dove rientrava appena poteva assieme alla famiglia, nel 1965 con alcuni amici e conterranei, ossia Aldo Fior, Renato Peresson, Antonio Bearzotti, Antonio Bierti, Guido Cappelletti e Giustino Sinigaglia, Andreuzzi aveva creato un comitato promotore, di cui era stato nominato presidente, per rilanciare il vecchio Fogolâr furlan di Milano, che si stava estinguendo.
Il 30 maggio 1966, in via Cimarosa 6/8, nel capoluogo di regione lombardo, si era tenuta la prima assemblea presieduta dall’avvocato Vittorio Rubini, uno dei fondatori del vecchio Fogolâr furlan. Nel corso dell’incontro, Andreuzzi aveva spiegato che si era resa necessaria la costituzione di un nuovo Fogolâr furlan nell’impossibilità di ricostituire il vecchio, da anni privo di organi statutari. Non cambiava nulla rispetto alla filosofia del vecchio sodalizio: i promotori del nuovo gruppo si ispiravano all’operato dei predecessori. Alla guida della rinnovata squadra erano stati eletti presidente Renato Peresson e Andreuzzi vice. Il cardiologo e docente universitario venne ricordato per la grande umiltà e la profonda umanità. Il successo professionale non aveva fatto venire meno la semplicità nel rapportarsi con le persone.
Un medico per vocazione che ha tagliato importanti traguardi, ma anche un uomo che si è prodigato tanto per la famiglia, come hanno messo in evidenza la moglie Mirra e i figli Bruno, Anna e Francesca. L’ultimo saluto ad Andreuzzi sarà dato alle 14.30 di domani nella chiesa parrocchiale di Navarons di Meduno, dove stasera alle 19.30 sarà recitato il rosario.
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