Morto Giancarlo Rossi il politico del dialogo

Un uomo gentile, affabile, per il quale anche in politica contava l’amicizia come sentimento vero, non di facciata. Doti caratteriali che ne hanno fatto un personaggio popolare e amato nonostante la sua esperienza in prima fila, come amministratore, sia stata relativamente breve. Si è spento nella tarda serata di mercoledì Giancarlo Rossi, 88 anni compiuti il 26 febbraio scorso, presidente della Provincia dal 1975 al 1979, anno in cui lasciò l’incarico per il ruolo di sindaco di Pordenone che ricoprì fino al 1983.
Da tempo malato e costretto nella sua abitazione di via Marrone a Pordenone, l’altra sera, all’ora di cena, si è sentito male. Portato in ospedale si è spento intorno alle 23, lasciando nel dolore la moglie Laura e i figli Alberto, dirigente dell’Azienda ospedaliera, già presidente della Provincia dal ’95 al ’99, e Paolo, dirigente della Banca di credito cooperativo pordenonese.
Rossi non era un pordenonese doc: nato a Correggio, in provincia di Reggio Emilia, visse in prima persona l’asprezza della guerra. Il fratello, a soli 24 anni, fu ucciso dai fascisti nella chiesa di Rio Saliceto nel 1944. Lui stesso, per la sua attività antifascista, fu arrestato e poi successivamente rilasciato. Esperienze traumatiche che ne hanno modellato l’impegno civile volto all’affermazione della democrazia e della solidarietà, principi appresi da don Giuseppe Dossetti con il quale collaborò ai tempi in cui era ispettore zonale dei giovani democratico-cristiani. Dossetti gli propose anche di trasferirsi a Roma come impiegato del partito, ma il “no” della madre indirizzò la sua vita in un’altra direzione.
L’approdo in Friuli nel 1952: vinse il concorso per segretario comunale e venne assegnato al Comune di Clauzetto per poi trasferirsi a Morsano e quindi a Udine come funzionario degli enti locali. Nel 1967 l’arrivo a Pordenone nel pieno della battaglia, che incoraggiò, per il riconoscimento dell’autonomia provinciale conquistata l’anno dopo. Uomo intelligente e capace diventò un riferimento di spicco della Democrazia cristiana, tant’è che nel 1975 venne eletto in consiglio provinciale e divenne il secondo presidente della Provincia dopo Danilo Pavan. Furono anni intensi in cui si gettarono le basi di importanti opere infrastrutturali: la Pordenone-Aviano, la viabilità in montagna, la Cimpello-Sequals, la diga di Ravedis, il collegamento con Piancavallo, l’auditorium Concordia. Nel ’76 su indicazione del commissario straordinario Zamberletti seguì la ricostruzione post terremoto di 14 comuni montani disastrati. Un lavoro che gli valse, nell’87, il premio Epifania di Tarcento «per il rigore morale nella gestione post-terremoto».
Le ragioni della politica, però, lo strapparono all’ente che meglio rappresentava la sua indole: «Verso la fine degli anni Settanta - raccontò qualche anno dopo - i socialisti pretesero la presidenza della Provincia o il ruolo di sindaco del capoluogo. Vennero a casa mia Montini, Antonini, Fioret e Ortez per cercare di convincermi. Alla fine accettai per spirito di servizio». Nel 1979 diventò sindaco di Pordenone, carica che ricoprì fino al 1983. Tra le sue realizzazioni il sottopasso della Fiera, il ponte sul Noncello, l’ammodernamento della rete fognaria. In sinergia con Mario Fioret riuscì a strappare i finanziamenti per il nuovo carcere, che per beghe locali furono poi trasferiti a Tolmezzo. Lasciata la politica attiva si dedicò al volontariato anche in questo caso con una vocazione pionieristica. Istituì l’Aifa, l’associazione fra anziani («Avevo registrato un aggravamento delle loro condizioni»), di cui fu anche presidente, e creò la delegazione locale della Croce rossa. «Spero di aver lasciato qualcosa di buono», amava dire negli anni in cui la malattia prese il sopravvento.
Stasera, alle 19, nella chiesa del Beato Odorico in viale della Libertà sarà recitato il rosario, mentre i funerali sono in programma domani, alle 16, nello stesso luogo. L’ultimo passaggio terreno sarà caratterizzato dal ritorno alle origini: lunedì i familiari accompagneranno la salma al cimitero di Mandrio di Correggio dove sarà tumulata nella tomba di famiglia.
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