Morto Edi Raffin, il re della racchetta

PORDENONE. Un malore improvviso, inaspettato, crudele, fatale. Edi Aldo, per tutti Edi, Raffin se n’è andato così, ieri pomeriggio. Un po’ com’era nel suo stile: quando decideva una cosa, la faceva, punto e basta. Da lui non ci si poteva aspettare un addio diverso. Il fondatore e presidente dell’Eurotennis di Cordenons, l’uomo-simbolo dello sport della racchetta in provincia di Pordenone è deceduto all’età di 61 anni per un arresto cardiaco.
Una notizia piombata come un macigno sul mondo dello sport provinciale e nell’intera comunità di Cordenons, il “suo” paese, che amava come un figlio. Un placido e caldo pomeriggio di festa che si è trasformato in dramma per migliaia di persone, che lo conoscevano e avevano imparato ad apprezzare il suo essere burbero e buono, diretto e sincero, apparentemente duro ma dal cuore tenero, generoso e infaticabile nel lavoro, la sua immensa, incrollabile passione.
Difficile scrivere l’addio a un amico. Sì, perché Eddi Raffin lo era davvero per le persone con le quali aveva a che fare. Lo era anche dei giornalisti, che ne decantavano le lodi di imprenditore e manager sportivo, ma che non gli risparmiavano certo le critiche. Difficile riuscire a credere che non ci sia più una persona così solare, così guascona, così aperta. Ieri, verso l’una di pomeriggio, aveva chiuso l’Eurosporting, la sua “creatura”, il circolo sportivo che gestiva con amore paterno dopo avergli dato la luce dieci anni fa e dove passava praticamente ogni istante del suo tempo.
Era rincasato nell’abitazione di via I maggio a Cordenons, vecchia sede del circolo, per pranzare con la moglie Yvette, quindi è andato in giardino: l’erba aveva bisogno di essere tagliata, le siepi potate. Non sapeva proprio stare fermo, Raffin. Uomo vulcanico, attivo come pochi, di starsene con le mani in mano non voleva proprio saperne. Ha acceso la motofalciatrice e ha rasato il prato.
Quando non ha più sentito il motore dell’attrezzo, la moglie l’ha chiamato e non ha ricevuto risposta. E’ scesa e ha trovato il marito accasciato, ancora con le forbici da giardiniere in mano. Ha chiesto aiuto a un vicino, che ha tentato di rianimarlo. Tutto inutile. Erano le 17.45, ma chissà da quanto Raffin si era sentito male. Quand’è arrivata l’ambulanza, Edi aveva già deciso che poteva bastare così, che nella vita aveva fatto abbastanza, che era arrivato il momento di concedersi un meritato, lungo riposo.
Il patron dell’Eurotennis lascia, oltre alla consorte Yvette, 62 anni, la figlia Serena, 40, presidente del circolo Eurotennis club di Treviso, e il figlio Andrea, 24. Edi aveva perso la mamma, Alice Scian, appena un mese fa. Lascia anche un gran numero di amici con un grande vuoto nel cuore.
Quelli che lo chiamavano per prenotare un campo o solo per bere una “birretta” assieme a lui, seduti su uno sgabello a chiacchierare e ad ascoltare le sue esilaranti storie di vita vissuta, appoggiati al bancone del bar di fronte alla piscina tropicale dell’Eurosporting, struttura che Raffin aveva voluto a tutti i costi, investendo ingenti risorse, per completare il circolo sportivo trasformandolo in un grande stabilimento balneare in città. Lascia molti fidati collaboratori, che in lui vedevano più un padre che un capo.
Lascia i maestri della racchetta e i suoi amati tennisti, quelli che giocavano nella sua squadra e quelli che ogni anno rendevano il torneo Atp Challenger un evento di portata internazionale. Lunedì alle 15, quando saranno officiati i suoi funerali (domenica alle 19.15 la recita del rosario), la chiesa di San Pietro Apostolo a Cordenons non potrà contenere tutti.
Sembra di vederlo, adesso, frugare nelle tasche e prendere il telefonino per l’immancabile chiamata che faceva ogni volta che aspettava un articolo sul suo tennis: «Scrivi bene, mi raccomando».
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