Morto dopo l’operazione: medici scagionati
La perizia ha dimostrato che l’anestesista e il neurochirurgo dell’ospedale finiti sotto indagine non commisero errori

I due medici dell’ospedale “Santa Maria della Misericordia” finiti sotto inchiesta per l’ipotesi di reato di omicidio colposo in relazione alla morte di Eugenio Sottile, 56 anni, di Campoformido, non commisero alcun errore diagnostico o terapeutico nella fase pre operatoria e tantomeno durante l’intervento chirurgico. È quanto stabilito dal gip del tribunale di Udine, Emanuele Lazzàro, nell’ordinanza che, respingendo l’opposizione presentata dai legali della famiglia alla richiesta di archiviazione del pm, ha messo la parola fine al procedimento.
Il paziente era entrato in sala operatoria il 2 novembre 2016 per un intervento di ricostruzione della calotta cranica, ma due giorni dopo era spirato. Nell’esposto depositato in Procura, lo Studio 3A aveva ipotizzato che la massa cerebrale, durante l’operazione, «potesse essere stata compromessa, al punto da provocarne lo spostamento e il conseguente danneggiamento». Tesi fermamente respinta dai due medici, un anestesista e un neurochirurgo, entrambi difesi dall’avvocato Rino Battocletti.
A dirimere le diverse posizioni in campo è stato l’esito della perizia medico legale, affidata all’anatomopatologo Lorenzo Desinan ed effettuata in sede d’incidente probatorio. «Il decesso – scrive il gip – è da attribuirsi a edema cerebrale maligno massivo, insorto al termine dell’intervento di cranioplastica, rara complicanza legata all’alterazione dell’equilibrio fra ambiente esterno e interno». Il danno cerebrale si è quindi manifestato a operazione conclusa, all’atto del risveglio del paziente.
Nell’opporsi alle conclusioni della Procura, i familiari avevano ricondotto la causa dell’edema all’applicazione, al termine dell’intervento, del drenaggio ad aspirazione “Redon”. Condividendo le conclusioni del pm Lucia Terzariol, così come quelle del consulente della difesa, il medico legale Carlo Moreschi, il giudice ha sottolineato l’assenza sia «di dati scientifici incontrovertibili sul meccanismo etiologico alla base dell’edema postoperatorio e sulla rilevanza dell’applicazione del drenaggio a suzione, rispetto a quella a caduta», sia «di elementi che attestino che nel caso in esame sia stato applicato un drenaggio a suzione particolarmente energico». Da qui, anche l’esclusione che «la mancata effettuazione di una nuova Tac prima dell’intervento (ci si era basati su quella risalente a tre mesi prima,
ndr
) possa assumere rilevanza causale rispetto alle scelte operatorie».
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