Morto a 93 anni il medico Luciano Gobbato

Fu responsabile del laboratorio analisi dell’ospedale e del centro trasfusionale, poi assunse l’incarico di direttore sanitario

LATISANA

«Dai, dai, su ninin», parole che suonavano come una pacca sulla spalla per i suoi collaboratori, ai quali è sempre stato al fianco. Autoritario, per quanto il suo ruolo di responsabile prevedeva, ma allo stesso tempo disponibile e generoso. Che è stato un esempio per molti lo conferma il fatto che tutti i medici della sua equipe sono stati a loro volta primari, qualcuno perfino direttore generale. Luciano Gobbato, medico responsabile del laboratorio analisi dell’ospedale di Latisana e del centro trasfusionale, da lui voluto con particolare determinazione, si è spento all’età di 93 anni. Per scelta della famiglia, i figli Luciana e Carlo Antonio, che hanno voluto gestire in forma privata la fase di commiato, la notizia è stata diffusa solo due giorni dopo il funerale svoltosi mercoledì.

Nativo di San Michele al Tagliamento, friulano già in tenera età, trasferito con la famiglia prima a Teor e poi a Palazzolo dello Stella, paese nel quale ha vissuto fino all’ultimo, alla fine degli anni Cinquanta prende il suo primo incarico all’ospedale di Latisana, struttura in cui opera fino all’agosto del 1997. Direttore del laboratorio di ricerche chimico-cliniche, primario del centro trasfusionale, sovraintendente sanitario per gli ospedali di Latisana e Palmanova, fino all’ultimo incarico di direttore sanitario all’inizio degli anni Novanta quando la “battaglia” per creare l’Area d’emergenza (inaugurata nel 1996) lo vide in prima linea.

«Papà aveva una grande capacità organizzativa e quel suo temperamento severo ma giusto sapeva conquistare, perché quando serviva era capace di tornare sui suoi passi con umiltà – ricorda la figlia Luciana –. Non ha mai avuto l’atteggiamento del primario distante da suoi collaboratori, anzi con loro scherzava e faceva festa». Colpito duramente nella salute nel 2009 la sua grande tenacia lo aveva aiutato a riprendersi in poche settimane e lui era tornato alle due grandi passioni di sempre, viaggiare (amava visitare Roma ogni volta che poteva) e le passeggiate in montagna. «Era un ammiraglio che vedeva lontano, un medico di laboratorio amato e apprezzato, dagli incarichi ambiti anche a livello nazionale (per dieci anni segretario nazionale dei medici di laboratorio), soprattutto un medico che al suo reparto ha dato tanto», è il ricordo di Alfredo Salvan, capo tecnico del laboratorio analisi ormai in pensione, fedele collaboratore per 26 anni di Gobbato. «Provava un affetto incredibile per i donatori di sangue – ricorda ancora la figlia Luciana – perché era fortemente consapevole dell’importanza del loro dono». «Sapeva comandare, ma riconosceva quando era il momento di abbracciare i propri collaboratori. Con i suoi insegnamenti siamo cresciuti tutti – afferma Giuseppe Forchì, medico collaboratore di Gobbato dal 1977 al 1982 – molti colleghi sono stati primari, io stesso imparando dalla sua grande professionalità sono stato chiamato a dirigere il laboratorio analisi di Palmanova e successivamente quello di Udine». Per vent’anni l’ultimo suo stretto collaboratore, Renato Tozzoli, subentrato a Gobbato a capo del reparto nel 1997, ricorda la grande stima che circondava il medico, capace di ascoltare e di prendere sempre la decisione giusta. —





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