Morto a 64 anni, sospetta “mucca pazza”

UDINE. È Carlo Zavagni la vittima di un caso della variante umana del morbo della mucca pazza a Flaibano. L’uomo di 65 anni è morto dopo pochi mesi dalla diagnosi della malattia. Una “encefalite spongiforme”. Per un’ulteriore conferma bisogna attendere l’esito dell’esame autoptico avvenuto in un istituto di ricerca a Trieste per legge, come da prassi in casi del genere.
Il sindaco di Flaibano Alessandro Pandolfo, nell’esprimere il cordoglio di tutta la comunità per la scomparsa di Carlo Zavagni, per quanto concerne la malattia dell’uomo spiega: «Se mai ci fossero dei dubbi, rassicuro la comunità che non si tratta di una malattia di contagio o derivante da inquinamento alimentare».
Le prime avvisaglie del male, come racconta la moglie Rosanna, dopo la tradizionale sagra del frico verso la fine di agosto del 2018. «Pensavamo fosse stanco – ricorda –, abbiamo fatto vari accertamenti medici, poi a fine novembre è stato ricoverato all’ospedale civile di Udine dove è stato fatto un prelievo lombare inviato alla clinica neurologica di Verona (uno dei centri di riferimento e di eccellenza sanitario più importante d’Italia per patologie che riguardano le malattie degenerative, In gennaio il terribile responso: purtroppo di trattava di una malattia rara, degenerativa e non c’era nulla da fare. Il decorso è stato poi inarrestabile».
«Già a Udine ci avevano dato questa diagnosi, non c’è alcuna cura per portare alla guarigione, per ora, bisogna solo sperare nella ricerca – dice il figlio Jacopo –, mio papà era una persona molto intelligente, aveva capito. Un lavoratore instancabile, un buon padre che non ha fatto mai mancare nulla a me, a mia sorella, a tutta la famiglia».
La famiglia e i tanti amici di Carlo Zavagni sono molto provati per la morte di una persona speciale, considerata un punto di riferimento per tutta la comunità flaibanese e non solo. Attualmente l’uomo ricopriva la carica di vicepresidente della Pro Loco dopo esserne stato presidente e consigliere comunale per dieci anni. È stato anche presidente e anima della manifestazione “Pedale Flaibanese”.
La malattia che lo ha colpito è il morbo di “Creutzfeldt-Jakob”, più comunemente chiamata “encefalopatia spongiforme umana”, era stata più volte richiamata dalla cronache tanti anni fa quando una sua variante si era diffusa nel Regno Unito (i primi casi dal 1986) dopo il consumo da parte di alcuni cittadini di carne di bovini affetti appunto dal cosiddetto morbo della “mucca pazza” che, però, non ha nulla a che vedere con la malattia rara in questione che, invece (sempre se confermata dagli esami che verranno effettuati a Trieste), deriva dalla mutazione di una proteina. Gli aggregati di proteine mutati finiscono poi per aggredire l’encefalo.
Saranno in tanti a dare l’ultimo abbraccio a Carlo Zavagni domani, venerdì, alle 16 alla chiesa parrocchiale di Flaibano. Il Rosario nello stesso luogo di culto alle 20 di questa sera.
L'ultimo caso a Udine. L’ultima volta che a Udine si è parlato del morbo Creutzfeldt-Jacob era il maggio del 2018 quando un paziente era stato ricoverato all’ospedale Santa Maria della Misericordia con sintomi ricollegabili alla malattia in questione. I medici avevano sottolineato che non vi erano rischi di contagio (e che quella variante di encefalite non era stata innescata dall’ingestione di carni di bovini malati di Bse).
Il paziente, un uomo sui 50 anni residente nell’hinterland, era stato ricoverato per alcune settimane ed era stato sottoposto ad accertamenti, ma solo con gli esiti degli esami affidati ai laboratori di Neuroscienze di Verona era stato possibile arrivare a una diagnosi certa.
«La patologia con cui abbiamo a che fare – aveva precisato all’epoca la direttrice del Dipartimento di Neurologia dell’Asuiud Daniela Cargnelutti – è la forma umana di encefalopatia spongiforme, definita encefalopatia di Creutzfeldt-Jacob, che non è attribuibile a nessuna forma di contagio. La malattia è causata dalla mutazione di una proteina che è normalmente presente nelle cellule.
La mutazione è un evento del casuale, non dovuto a una causa esterna; è un evento sporadico e ciò spiega la rarità della malattia che coinvolge 1-2 casi all’anno per milione di abitanti.
L’agente responsabile della degenerazione delle cellule nervose, a cui conseguono le manifestazioni cliniche di progressiva compromissione delle funzioni neurologiche – aveva concluso – è quindi questa struttura proteica anomala che non viene introdotta nell’organismo da fonti esterne, ma si sviluppa autonomamente dall’organismo stesso in seguito alla mutazione».
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