Morta Dora, edicolante per mezzo secolo di Tricesimo

Eliodora De Sabbata aveva 88 anni, gestiva il negozio con il marito: se n’è andata nel giorno dell’anniversario di matrimonio

TRICESIMO. Se n’è andata nel giorno dell’anniversario di matrimonio Dora, dopo che suo marito Diego, compagno di una vita, era mancato nell’ottobre di quattro anni fa.

Eliodora De Sabbata, per tutti Dora, con il suo sguardo gentile ha scandito per più di mezzo secolo le mattinate dei tricesimani che si recavano all’edicola in piazza.

Era nata nel 1931 a Faedis da una famiglia contadina che aveva cresciuto cinque figli con saldi principi, gente operosa, di poche parole e molti fatti. Poi, i De Sabbata si erano trasferiti a Reana del Rojale, dove Dora trascorse la sua gioventù.

L’amore lo trovò a Tricesimo quando era poco più che ventenne, galeotto fu un dentista che, prolungando i tempi di attesa fra una seduta e l’altra, le permise di conoscere quel giovanotto affabile e scherzoso, Diego Cipriani, che fece breccia nel suo cuore. Si sposarono nel 1954, lui lavorava nella “barberia” del padre Luigi, dove aveva imparato a tagliare barba e capelli, ma quando la zia Eleonora morì lasciando in eredità il tabacchino in piazza, Diego e Dora, novelli sposi, ne assunsero la gestione e iniziarono un’avventura che hanno sempre vissuto fianco a fianco.

Diversi, ma complementari, lui più estroverso e chiacchierone, lei più riservata e mite, hanno accompagnato i tricesimani con il giornale del mattino, a suon di levatacce mattutine e sacrifici. Dora è rimasta dietro al bancone anche con la gravidanza di Daniele, prima, e di Eleonora, 16 anni dopo.

«Erano diventati un’icona per il paese – racconta il figlio Daniele – mio padre era una persona con la quale tanti si confidavano e dispensava consigli, lei era più riservata, mai una parola di troppo, ma aveva una forza e un’autorevolezza che si intuiva subito. Non l’ho mai vista piangere, non fino al 2016 quando seppe che mio padre era morto, lo avevano portato in ospedale il giorno prima e aveva solo potuto mandargli un bacio, l’ultimo».

I coniugi Cipriani, nel tempo, avevano acquistato l’appartamento sopra all’edicola, dove hanno vissuto. E lì Dora ha voluto restare anche dopo la morte del marito, assistita con affetto dai familiari e da una badante. Le sue condizioni di salute erano divenute precarie sin dal 2008, quando la gestione del negozio era passata di mano.

Malgrado gli acciacchi, il marito Diego la riempiva di attenzioni, andandole a fare la spesa, e accompagnandola a fare lunghe passeggiate. Insieme affrontavano i problemi con leggerezza e con il sorriso sulle labbra. Un paio di mesi fa le condizioni di Dora sono peggiorate, né è bastato il lungo ricovero in ospedale a ristabilirle.

Se n’è andata silenziosamente nella sua camera la sera di domenica 26 aprile. Sarà tumulata oggi nel cimitero di Tricesimo con una cerimonia in forma privata. «Dora Cipriani – commenta il sindaco Giorgio Baiutti – con il marito ha rappresentato per decenni un riferimento importante per cortesia, disponibilità e gentilezza per la comunità».

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