Moria di api negli alveari: la salvezza arriva da Buja

BUJA. Arriva da Buja la porta “anti-saccheggio” per le arnie, un’idea per proteggere le api dalle malattie che ha già iniziato ad attirare l’attenzione da diverse parti d’Italia.
Il suo inventore è Franco Blancuzzi, 62 anni, e da una trentina apicoltore per passione ma con un discreto allevamento distribuito tra Buja, Montenars e Treppo Grande. Come molti apicoltori, Franco si è trovato a dover affrontare un problema che spesso causa la moria di intere famiglie di api: il saccheggio.
È un fenomeno che porta le api a entrare nelle arnie che non sono le loro originarie e a rubare le provviste di altre famiglie: ciò avviene per diversi motivi come le stesse operazioni che compie l’apicoltore ma anche nei periodi di scarso raccolto e in particolare nei confronti di famiglie deboli.
Tutto questo causa la circolazione di malattie come la peste americana e parassiti come la varroa che sempre di più sono la causa dell’annientamento di intere famiglie. Di fronte a questo problema, Franco Blancuzzi ha inventato e brevettato la porta “anti-saccheggio”.
«Da dieci anni che ci lavoro – racconta – e questa, dopo diversi prototipi e prove realizzate, è la soluzione in grado di dare i migliori risultati. In pratica, è una seconda porta dalla quale sanno entrare e uscire solo le api originarie di quell’arnia, mentre quelle che arrivano per saccheggiare attirate dall’odore, trovano l’entrata tradizionale bloccata. In questo modo, non solo si evita il saccheggio ma si protegge in modo naturale anche una famiglia debole che quanto meno scompare senza che i virus si propaghino nell’allevamento».
Franco ha realizzato quella porta con del legno e una retina di ferro. Nel suo sito www.leapidifranco.it ha spiegato anche come funziona il prodotto: è prevista una fase in cui viene chiusa l’uscita principale dell’arnia e ne rimane aperta una secondaria per abituare le api a cambiare uscita e in seguito quella tradizionale viene oscurata lasciando solo una via attraverso un piccolo sifone di legno, impraticabile per eventuali api predatrici che non conoscono bene l’entrata.
La sua idea messa in rete ha già attirato l’attenzione di numerosi apicoltori dalla Sicilia, dalla Puglia e dall’Umbria che si sono fatti mandare il manufatto: «L’ho registrato come mio brevetto – racconta Franco – e per il momento lo faccio girare perché anche altri possano provarlo. Da quanto ho potuto sentire, sta funzionando anche per altri allevatori. Di fatto, è un modo salvaguarda le famiglie di api senza la necessità di ricorrere a pesticidi perché permette di isolare i parassiti per prelevarli dalle arnie».
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