Morgante: crisi alimentare con prezzi del cibo alle stelle

UDINE. Nutrire il pianeta è il tema di Expo 2015 ed è un problema che in Europa per un certo periodo di tempo pensavamo di avere ormai risolto. Gli ultimi anni lo hanno invece riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica e lo hanno rimesso al centro dell’agenda economica della Comunità Europea.
Le sfide sono molteplici e complesse. Secondo il rapporto “La crisi alimentare ambientale” del Programma ambientale della Nazioni Unite (Unep) vi sarà un aumento della popolazione di 2.7 miliardi di persone nel 2050.
Sarà necessario, anche in ragione delle crescenti esigenze alimentari di una vasta fascia della popolazione mondiale, un aumento del 50% nella produzione globale di cibo. Dall’altro lato si prevede che l’effetto combinato di cambiamento climatico, degradazione del suolo, perdite di superfici coltivate, scarsezza di risorse idriche porterà a livelli produttivi che saranno dal 5 al 25% al di sotto della domanda globale nel 2050 e quindi si stima che i prezzi mondiali del cibo aumenteranno negli anni a venire dal 30 al 50% e saranno soggetti a maggiore volatilità.
Da qui al 2050 cosa possiamo fare per approvvigionarci di cibo in maniera più sostenibile arrecando meno danni all’ambiente, aumentare la qualità dei cibi e al tempo stesso evitare gli aumenti di prezzi e la scarsità di derrate alimentari previsti? Quali investimenti e sviluppi tecnologici saranno richiesti?
Possiamo fare a meno di nuove tecnologie e tornare indietro al passato oppure dobbiamo guardare avanti e pensare a nuovi cibi o a nuove maniere per produrli? Come possiamo garantire la sicurezza alimentare nei prossimi anni senza venire a compromessi con tutela ambientale e qualità?
Questi saranno i grandi temi di cui si discuterà nell’ambito di Friuli Future Forum questa settimana, dedicata alla scienza e al suo ruolo nel cercare di risolvere alcuni dei grandi problemi del nostro pianeta quali l’alimentazione, la tutela dell’ambiente, la produzione di energia.
É un argomento di cui c’è grande bisogno di discutere in un paese come l’Italia dove sembra spesso che della scienza e della ricerca non ve ne sia più bisogno, sia se guardiamo l’attenzione che la politica vi dedica anche, se non soprattutto, dal punto di vista delle risorse che vi decide di investire, sia se guardiamo l’atteggiamento di larga parte dell’opinione pubblica che sembra riflettere un rifiuto aprioristico del progresso scientifico e un sentimento di fondo largamente antiscientista.
Sembra spesso che si sia dimenticato tutto ciò che dobbiamo alla ricerca scientifica in termini di progresso culturale, tecnologico e economico e che vi sia una nostalgia dei bei tempi andati secondo il detto “si stava meglio quando si stava peggio”.
Vicende recenti come quelle relative alla normativa sulla sperimentazione animale, alla normativa sulle piante geneticamente modificate ed anche la vicenda Stamina sembrano tutte riflettere un generale atteggiamento di sfiducia nella ricerca scientifica ufficiale che parte da larghe fasce della popolazione e viene immediatamente fatto proprio da una classe politica che sembra interessata solo al facile consenso.
Tutto ciò risulta ancora più esacerbato quando si parla di agricoltura e alimentazione dove si cerca di accreditare la tesi secondo cui la soluzione a tutti i problemi sia un ritorno ai bei tempi andati, dimenticando forse che allora non tutti potevano permettersi in termini di alimentazione ciò che oggi invece per fortuna è alla portata di tutti.
É veramente possibile pensare ad un futuro del pianeta in cui riusciremo a nutrirci in maniera completa sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo senza ricorrere all’innovazione tecnologica ma tornando indietro a ciò che coltivavamo in passato oppure quali sono le innovazioni di cui abbiamo bisogno, solo miglioramenti incrementali di ciò che già utilizziamo oppure vere rivoluzioni nel modo di produrre gli alimenti?
Di questo in particolare si parlerà nella conferenza di apertura del 27 novembre dedicata al futuro dell’alimentazione con relatori di grande prestigio che cercheranno di presentarci diversi modelli di futuro.
Avremo poi un workshop dedicato al futuro del vino, con una presentazione delle possibilità offerte dal miglioramento genetico per migliorare la sostenibilità della viticoltura e diminuire l’impatto ambientale ed uno dedicato al tema del cibo e degli stimoli sensoriali in cui si discuterà di funzioni cognitive, stimoli sensoriali ed abitudini alimentari e di progettazione di nuovi coloranti naturali che vadano a soddisfare le esigenze visive dei consumatori stessi.
*Ordinario di genetica all’Università di Udine e curatore della settimana conclusiva del Future Forum
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