Monsignor De Tina: «75 anni, ma non lascio i fedeli»

Il parroco ha scritto al vescovo: si dimette solo da responsabile legale della parrocchia di Nimis e da amministratore di Torreano 



Il 1 gennaio 2020 monsignor Rizieri De Tina compirà 75 anni, età che per molti sacerdoti significa andare in quiescenza e godere in un meritato riposo. Il parroco di Nimis non la pensa però così e ha scritto una lettera al vescovo, dove annuncia le sue dimissioni ma solo da responsabile legale della parrocchia di Nimis e da amministratore di quella di Torlano. E rimarca con forza che ha «piacere di restare a fare il parroco, come corresponsabile della pastorale, assieme agli operatori e alla gente delle parrocchie di Nimis, con Chialminis e Ramandolo, e di Torlano. Dopo diverse decine di anni passati assieme fanno parte della mia vita umana e sacerdotale, che, per me è la stessa cosa, perché intendo la umanità come l’espressione del mio essere prete».

«Io vorrei restare prete, è ben chiaro» ci ha spiegato lo stesso monsignor De Tina: per i fedeli di Nimis e dei paesi da lui seguiti quindi, se le cose andranno nel senso auspicato dallo stesso, non cambierebbe nulla. Per il sacerdote, però, togliersi il peso degli adempimenti burocratici e potersi dedicare solo alle persone della sua comunità sarebbe un grande sollievo.

Nato a Zompicchia di Codroipo, monsignor De Tina ha frequentato il seminario a Castellerio e poi a Udine. Ordinato sacerdote il 26 settembre 1970, nella sua Zompicchia, dopo una breve parentesi in cui è stato cooperatore a Latisana, è diventato parroco di Coia nel gennaio del 1972 e, dal 1974 anche di Sammardenchia. Per questi due paesi è stato il parroco che ha vissuto con loro il dramma del sisma del 1976 e tutti gli sono ancora grati per il ruolo importante che ha avuto nell’aiutare le comunità a rialzarsi. Nel 1978 è stato nominato parroco di Monteaperta e, a Nimis dove abitava, ha fatto le funzioni di parroco, dal punto di vista pastorale, fino al 1984, anno della sua nomina.

«A me piace fare il prete – ha rimarcato –. È la mia vita. Vorrei almeno negli ultimi anni che mi restano, essere e vivere solo da prete e non da contabile o direttore dei lavori o responsabile della sicurezza, ecc. E questo anche in omaggio a mio padre che ha pagato volentieri la retta del seminario, che era mezza paga di mia sorella che lavorava in filanda, ed era contento di vedermi prete». —



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