Molti possibili scenari e tante incongruenze «Qualcosa non torna»

In molti a spasso con il cane o a fare jogging in una strada tranquilla e soleggiata, circondata da campi e dal verde e attraversata dalla roggia.
Così, ieri mattina, in via Emilia, zona Beivars, a Nord Est di Udine, dove mai si penserebbe che qualcuno possa commettere un crimine efferato come tagliare la gola a un’anziana per poi cospargerla con un liquido infiammabile e darle fuoco.
E, invece, è proprio così che è morta Rosetta Quaiattini, 71 anni, un tempo ausiliaria sanitaria e poi pensionata. La sua casa, al civico 125, è inaccessibile: fuori il nastro bianco e rosso delle forze dell’ordine e, su porta e cancello, due fogli per informare che l’immobile è sotto sequestro.
Tra i podisti di passaggio in molti si interrogano sulla misteriosa vicenda, senza riuscire a darsi risposte. Anche gli automobilisti rallentano e qualcuno indica l’abitazione, ben sapendo che è proprio quella la casa del delitto. Un omicidio avvenuto nella notte tra giovedì e venerdì e stato scoperto soltanto al mattino, quando i vicini si sono allarmati per il forte odore di fumo proveniente dalla porzione di cascina, proprio accanto alla loro, e hanno quindi chiamato i vigili del fuoco.
I pompieri, dopo aver spento l’incendio, si sono trovati di fronte a una scena drammatica: un corpo carbonizzato steso sul pavimento del salotto e parzialmente coperto da una credenza, anche quella in parte bruciata. Ma il rogo era circoscritto al cadavere e al mobile li accanto. Nelle altre stanze disordine e un telefono fisso con la cornetta staccata (molto probabilmente dalla stessa padrone di casa). Gli investigatori non hanno rilevato alcun segno di effrazione. Nessuna traccia del coltello con cui è stata uccisa la donna. Il cancello che si affaccia sulla strada era aperto, così come la porta di casa. E questa, come hanno sottolineato gli stessi vicini, era davvero una circostanza insolita per Rosetta Quaiattini sempre molto schiva, riservata e attenta alla sicurezza, tanto che «non apriva mai a nessuno». «Chiudeva tutto anche se usciva solo per buttare i rifiuti» assicura un vicino al microfono del Tg Rai del Friuli Venezia Giulia. E poi aggiunge: «La vedevo andare nel campo qui di fronte e con lei c’era un signore che andava a tagliare i rami, forse un amico, non so chi fosse».
Le indagini sono in pieno svolgimento. Le piste, in questo momento, sono tutte possibili, ma il puzzle si rivela particolarmente complesso da ricomporre, come spiega il procuratore capo Antonio De Nicolo: «Stiamo prefigurando tutti i possibili scenari, tutti quelli a cui è possibile pensare. Ma al momento emergono incongruenze con ciascuna delle principali ipotesi. Dunque, le tessere che devono andare al loro posto sono ancora numerose».
In questo senso di certo si riveleranno decisivi gli accertamenti in programma per questa settimana, dall’autopsia (che sarà eseguita domani) a tutta l’analisi dei dati telefonici e informatici. Rosetta Quaiattini, infatti, aveva in casa due cellulari (si ritiene uno in uso e uno non più funzionante) e un computer. Tutte e tre le apparecchiature sono state sequestrate.
«C’è più di qualcosa che non torna – ha osservato ancora il capo della Procura – ed è per questo che i carabinieri del Nucleo investigativo, guidati dal tenente colonnello Roberto Scalabrin – stanno lavorando senza sosta. Anche nella giornata di oggi (ieri, ndr) sono state sentite numerose persone e le audizioni proseguiranno nei prossimi giorni».
C’è attesa, inoltre, per le analisi effettuate dagli esperti del Ris di Parma sui reperti individuati in casa. «C’era molta fuliggine in casa – chiarisce De Nicolo – non so quanti elementi utili emergeranno, ma comunque attualmente siamo ancora in fase di raccolta di tutto ciò che può contribuire a chiarire la situazione. Non ci resterà, poi, che confrontare tutto, con umiltà e pazienza, senza scartare nulla».
È ancora presto, dunque, per poter parlare di svolta nelle indagini. I carabinieri cercheranno di ricostruire nel modo più preciso possibile le ultime ore di vita della donna. E tenteranno di capire come viveva, quali erano le sue abitudini ed, eventualmente, chi frequentava, anche se tutti l’hanno descritta come una persona solitaria che usciva quasi solo per andare in chiesa, al Bearzi, come ha confermato lo stesso parroco.
Saranno da chiarire anche i tempi d’azione dell’assassino che potrebbe aver agito nel cuore della notte o, forse, addirittura la sera o il pomeriggio prima. Per questi aspetti potrebbe essere illuminante l’autopsia che sarà effettuata dal medico legale Carlo Moreschi, come disposto dal pm titolare dell’indagine, il sostituto procuratore Paola De Franceschi.
Di sicuro, però, nessuno aiuto potrà arrivare dalle telecamere. L’unica visibile in quel tratto di via Emilia – dall’incrocio con via Bariglaria e fino al parco del torrente Torre – è proprio quella fatta installare sopra la porta di casa Quaiattini. Ma a quanto pare “quell’occhio elettronico” non funzionava o, forse, era soltanto “in presa diretta”, ossia trasmetteva le immagini dall’esterno all’interno, ma senza registrarle. Una sorta di videocitofono.
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