Miss Samira: "Essere nera non è più un limite"

Il Samira pensiero - piaccia o non piaccia, sia condivisibile o no, non è affatto un j’accuse, per carità. È il compendio di uno sguardo contemporaneo, ovvero: «La bellezza dovrebbe adeguarsi al tempo. Ora, forse, la sintesi estetica di Miss Italia potrebbe pur staccarsi dai canoni classici di mora o di bionda con l’occhio azzurro. Sbaglio? Viviamo un mondo a colori, l’essere nera non dev’essere un limite, ormai».
Tira fiato. E poi: «Ah, Alice Rachele è bellissima. E non lo dico perché devo. D’altronde non me l’hai mica chiesto. Te lo dico io. La corona le sta bene in testa».
Samira Lui, diciannovenne friulana di Colloredo di Monte Albano, si è scrollata da dosso qualche rododendro, un paio di sere fa. Il podio del concorsone equivale a una cima dell’Everest conquistata senza ossigeno. «Soprattutto per una come me con una mamma italiana e un padre senegalese. Se le mie amiche non ci avessero messo perseveranza nel convincermi, da sola mai sarei salita su una passerella. Ma sì, sappiamo tutti come funziona. Non ti vedono mai come una del gruppo. La pelle fa la differenza».
Stavolta, però, non l’ha fatta.
«In realtà, step by step, il timore di non farcela diminuiva. Come se ogni volta prendessi coscienza di ciò che sono, al di là dell’etnia. Mi sento friulana, checché ne dica qualcuno, amo questa terra, ci vivo e la vivo. Parlo italiano correttamente, volendo sfoggio la marilenghe, sono un geometra, insomma, cos’altro dovrei fare?».
- Lo hai dimostrato, non servono altre prove, per ora. A proposito. Riviviamo un flashback. Taglio dopo taglio siete rimaste in tre. Tu, Laura e Alice Rachele. A quel punto?
«Be’, in quell’istante ci ho creduto. Stavolta ce la faccio. Seppur stretta dal tempo non ho individuato ostacoli insormontabili tra me e lo scettro. Ce la siamo giocata a muso duro e libero».
Il Friuli non è un posto dove la gente si tuffa sul telefono per votare. Lo sapevi?
«Io e la trentina Rachele non avevamo grandi speranze. Regioni piccole, le nostre. Il Veneto è già più generoso in questo. La mia testa era una pentola a pressione, comunque in modalità iper felice di aver avuto torto. Razionalmente mai mi sarei immaginata lassù, nemmeno nel sogno più sfrenato».
Samira 2017 come Athina Covassi di Tolmezzo nel 2008 e come Tatiana Zaghet, seconda, nel 1991 dietro la Colombari. E, ancor prima, Miss Italia Susanna Huckstep, triestina, nel 1984. Sei nella storia, lo sai?
«Oddio. Va be’, andiamo avanti. Un parte è fatta, adesso verrà il bello».
E in che cosa consisterà questo bello?
«Il diploma è preso, ma è il cinema a tentarmi. E non soltanto perché Christian De Sica mi ha fatto capire di avere qualche numero. Primo: bisogna studiare. Secondo: dove? Roma o Milano? Roma ha una trazione cinematografica riconosciuta, Milano è modaiola. Ecco, la moda. Il the day after è sempre generoso di confusione. L’avventura è stata magnifica e faticosa. Deciderò a sangue freddo. Adesso è troppo caldo».
In che film vorresti scioglierti?
«Negli action. Li adoro».
In un lampo di trasmissione hai buttato fuori un voce niente male.
«Da piccola cantavo nel coro. Crescendo ho limato quel che c’era da limare e da sistemare, sono andata a lezione dai Jalisse, pensa un po’, due personaggi deliziosi. Riassumendo: devo studiare. Non sono per l’improvvisazione, il caso, il destino. Non bisogna farsi trovare impreparati».
I tuoi genitori?
«Mia madre? Emozionatissima, si capisce».
Curiosità?
«Mah, mi ha scritto Denny Méndez, Miss Italia 1996. Ve la ricordate? Fece scalpore, allora. È stata carinissima».
Chi ti ha insegnato a cucinare il frico?
«Mia nonna. Simpatica idea quella di farci spadellare. D’altronde, in tv, i fornelli sono sempre roventi».
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