Minacciò l’ex candidato M5s alla presidenza della Regione: ora dovrà risarcire i danni

Condannato a due mesi di reclusione l’allora attivista Giuseppe Mazzeo. Mandò messaggi intimidatori a Saverio Galluccio. La difesa: «Appelleremo»
Udine 15 marzo 2013.Il candidato del Movimento 5 stelle Saverio Galluccio in Camera di Commercio di Udine per un incontro sui distretti..Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
Udine 15 marzo 2013.Il candidato del Movimento 5 stelle Saverio Galluccio in Camera di Commercio di Udine per un incontro sui distretti..Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

UDINE. Con i suoi messaggi via internet, infarciti di toni intimidatori, aveva cercato di costringerlo a tenere fede a una promessa. L’impegno, in realtà, lo aveva preso l’allora capo del Movimento 5 stelle, Beppe Grillo, durante un comizio tenuto a Manzano nell’aprile del 2013, rispondendo a una coppia di pordenonesi che gli chiedevano aiuto per l’abbattimento delle barriere architettoniche nella loro abitazione. Ma visto che al fianco del leader, nel tour friulano, c’era Saverio Galluccio, il pentastellato cervignanese all’epoca candidato alla presidenza della Regione, promosso di lì a poco a capo della segreteria del gruppo consiliare regionale, secondo Giuseppe Mazzeo, un altro attivista, oggi 37enne e residente a Pasiano di Pordenone, a risolvere il problema, insoluto ancora a un anno di distanza, avrebbe dovuto essere lui. Anche a costo di fare «miracoli» e pena la sua «espulsione».

Il tribunale di Udine, di fronte al quale il caso era approdato per effetto dell’imputazione coatta disposta dal gip dopo la denuncia di Galluccio, ha ritenuto di riconoscere nel comportamento di Mazzeo la fattispecie della tentata violenza privata. Quella che contempla il ricorso alle minacce, appunto, e che al termine dell’istruttoria dibattimentale aveva convinto anche il pm onorario, Patrizia Rec, a chiedere la condanna dell’imputato a sei medi di reclusione. Il giudice monocratico Carlotta Silva, alla fine, gliene ha inflitti due (sospesi con la condizionale), riconoscendo alla parte civile, costituitasi in giudizio con l’avvocato Emanuele Sergo, il risarcimento dei danni, e demandando a un separato procedimento in sede civile la quantificazione.

«Impugneremo la sentenza in appello, per ottenere l’assoluzione e togliere ogni ombra dal mio assistito – ha detto il difensore, l’avvocato Adelaide Toffolon, del foro di Pordenone –. La parte civile non ha provato il danno e neppure il nesso di causalità con la condotta di Mazzeo, che attraverso quei messaggi voleva soltanto esortare l’allora capo segreteria. Certo, lo ha fatto in modo anche pressante, ma quelli erano il linguaggio acceso e l’enfasi adoperati dal M5s nel corso dei dibattiti, soprattutto via web, nei primi anni della loro attività». Conclusioni, queste, cui era pervenuta la stessa Procura quando, nel 2016, aveva chiesto l’archiviazione. «Si trattava di un fatto lieve – ha chiosato l’avvocato Toffolon – e l’entità della condanna lo dimostra. Il giudice, a questo punto, avrebbe potuto osare di più e assolverlo».

Quattro i messaggi scritti tra il 21 e il 23 giugno 2013 e finiti nella denuncia. «Invito a Saverio Galluccio di prendere le dovute precauzioni in merito a questo caso – si leggeva nel primo –, in quanto se la cosa non si sviluppa in via bonaria (vedi tu come fare) nel giro di una settimana chiederò l’espulsione per mezzo stampa, elencando i molteplici motivi che non tutti sanno, con vari video». Entrambi, nel frattempo, sono usciti dal movimento. —

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