Il vicesindaco di Udine Venanzi minacciato di morte: la Giunta si compatta

In una lettera anonima: «Dimissioni di Marchiol o giubbotto antiproiettile». Tutti gli episodi denunciati: in due casi è già stato individuato il responsabile

Anna Rosso

Minacce, anche di morte agli assessori. Tre in sei mesi al vicesindaco Venanzi. La richiesta di dimissioni a Marchiol. Una giunta compatta, riunita lunedì mattina nella sala del municipio di Udine, ha deciso di rompere il silenzio. «Abbiamo voluto essere qui tutti insieme – ha spiegato il sindaco Alberto Felice De Toni – perché la scorsa settimana è arrivata una lettera anonima di minacce, pesanti, indirizzate al nostro vicesindaco e all’assessore Marchiol. Non è un caso isolato: altri episodi si sono verificati in passato, e abbiamo ritenuto doveroso rendere pubblica la situazione».

Lettere anonime con minacce di morte al vicesindaco di Udine e all'assessore Marchiol: "Non abbiamo paura"

A fianco del sindaco c’erano tutti gli assessori, a eccezione di uno assente per impegni istituzionali, e anche alcuni capigruppo consiliari. La scelta – sottolinea De Toni – è stata quella di mostrare coesione e responsabilità collettiva: «Le decisioni sono della giunta e della maggioranza. Minacciare i singoli assessori è sbagliato e fuori legge. Questo accanimento personale è fuori luogo e non porterà a nulla». Durante l’incontro con la stampa l’assessore allo sport Chiara Dazzan ha rivelato di aver ricevuto, l’anno scorso, «una lettera anonima con contenuti esplicitamente sessuali e violenti». Tutti episodi minatori che – sembrerebbe – non hanno nulla a che vedere l’uno con l’altro, ma che rivelano un clima di odio. Sull’ultima missiva ora sta indagando la Digos.

Venanzi: tre minacce in sei mesi

Poi la parola è passata al vicesindaco Alessandro Venanzi, che ha raccontato i tre episodi subiti nell’arco degli ultimi sei mesi. «Ho ricevuto tre minacce di morte – ha detto –: nel primo episodio è stata tirata in ballo anche mia figlia, che come sapete ha pochi anni. Nel secondo, via social, sono arrivati insulti e illazioni.

L’ultimo caso è quello della lettera anonima che citava anche il collega Marchiol e mi consigliava di girare con un giubbotto antiproiettile». Venanzi ha scelto di condividere la vicenda «non per creare allarmismi, ma per riflettere con serenità». Poi, ha chiarito un punto: «Non ho paura. Continuerò a fare il mio lavoro con la stessa passione e fiducia nelle istituzioni e nelle forze dell’ordine. Ma non è corretto far passare questi episodi come normali. Li ho denunciati tutti e continuerò a farlo».

“Il linguaggio pubblico aggressivo”

Il vicesindaco ha poi allargato lo sguardo, trasformando la vicenda personale in un appello collettivo alla responsabilità. «Negli ultimi tempi – ha osservato – il linguaggio pubblico, soprattutto sui social, è diventato duro, violento. Quando le parole superano un certo limite, possono trasformarsi in odio, e l’odio può diventare violenza reale. Per questo chi fa politica, chi comunica, chi ha visibilità deve scegliere le parole con maggiore cura. Le parole non sono mai solo parole: possono costruire o distruggere, avvicinare o allontanare».

Richiamando alcuni recenti episodi di intolleranza anche a livello nazionale, Venanzi ha denunciato «una legittimazione sempre più diffusa del linguaggio violento», anche tra i più giovani. «La politica – ha detto – ha il dovere di non legittimare mai le piazze dell’odio come strumento di confronto. Udine è una città civile, dialogante, e dobbiamo difendere questo spirito. Non voglio una città che si abitui alla paura, ma una comunità che si guardi in faccia e si ascolti. Non risponderemo alla paura con altra paura, ma con rispetto, gentilezza e cultura del dialogo».

Marchiol: “Nessun passo indietro”

Accanto a lui, l’assessore Ivano Marchiol, destinatario della stessa lettera minatoria, ha ribadito la determinazione dell’amministrazione. «Condivido le parole del vicesindaco – ha dichiarato –. Siamo qui per salvaguardare il corretto dialogo democratico. Nessuno si lascia intimidire. Spesso siamo vittime di una sorta di bullismo fatto di illazioni e offese, ma arrivare a minacce di questo tipo è inaccettabile».

Marchiol ha spiegato che nella lettera anonima lui veniva invitato a dimettersi entro fine novembre, altrimenti avrebbe dovuto «indossare il giubbotto antiproiettile per sempre. È chiaro che tutto ciò non è accettabile – ha ribadito –; abbiamo denunciato i fatti alle autorità competenti, ma la nostra risposta sarà quella di lavorare con ancora più impegno e convinzione. Ognuno di noi deve fermarsi un momento a riflettere sul valore del dialogo, invece di accendere gli animi».

“ Non siamo abituati a questi toni”

Né il vicesindaco né l’assessore hanno voluto entrare nel merito delle indagini in corso. «Le interazioni con le forze dell’ordine restano riservate» ha precisato Marchiol. Venanzi, invece, ha chiarito che solo per la lettera non è ancora stato individuato l’autore, mentre «nei primi due episodi che mi riguardano le persone responsabili sono state identificate e i procedimenti sono in corso».

Alla domanda su un possibile movente, Venanzi ha risposto che nella lettera «non era specificato alcun riferimento a vicende amministrative» e che l’intento dell’incontro «era soprattutto richiamare tutti a una comunicazione più sobria e rispettosa. «Probabilmente i toni si sono esacerbati negli ultimi anni – ha aggiunto –, ma Udine e il Friuli non sono abituati a questo tipo di aggressività. La nostra comunità deve rimanere un luogo di confronto civile».

Da evento negativo a segnale di forza

Il sindaco De Toni, chiudendo la conferenza stampa, ha voluto rimarcare il significato politico dell’incontro: «Essere qui tutti insieme è un segnale di coesione e di responsabilità. Non rispondiamo alle intimidazioni con paura o isolamento, ma con la compattezza del gruppo. È la giunta nel suo insieme, con la maggioranza, che si assume la responsabilità delle scelte e dei risultati».

In sostanza, la linea scelta dal sindaco è chiara: trasformare un momento di possibile tensione in un gesto pubblico di unità e trasparenza, mostrando che l’amministrazione non si nasconde dietro le minacce. «Chi pensa di ottenere qualcosa colpendo singoli assessori – ha concluso – sbaglia bersaglio. Le istituzioni sono più forti di qualunque intimidazione».

L’appello: “Difendiamo il rispetto”

In sinstesi, dalla conferenza stampa è emerso un messaggio univoco: la giunta non si farà intimidire, ma chiede al tempo stesso alla cittadinanza e al mondo politico di fare la propria parte.«“Dobbiamo tutti abbassare i toni – ha detto Venanzi –. Le parole hanno un peso e un potere: possono ferire, ma anche guarire. Sta a noi scegliere come usarle».

Marchiol ha aggiunto che «tutti i noi dobbiamo porre un freno a questi atteggiamenti anti democratici», e che «se qualcuno è convinto di intimidire, si sbaglia di grosso». Messaggi, dunque, che vanno oltre gli episodi di minacce e sono un invito collettivo a ritrovare misura, rispetto e responsabilità. 

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