«Metto i tuoi video osè su Fb»: giovane condannata a 2 anni e 4 mesi

SAN GIOVANNI AL NATISONE. «Non farmi arrabbiare, perché poi ci rimango male e se mi intristisco divento vendicativa e cattiva». Fin qui le parole: scritte e inviate con il telefonino.
Ma sono i fatti, quelli che avevano spinto il suo amico a denunciarla, a pesare come un macigno nel processo in cui ha finito per essere chiamata a rispondere di estorsione continuata.
Perché a monte, lungi dall’intristirsi, era stata lei a dettare le regole del gioco: gli aveva chiesto soldi e lui glieli aveva dati, ben sapendo che, in caso di rifiuto, avrebbe divulgato i video osé che, tra una confidenza e l’altra, aveva accettato di mandarle.
Le parti si sono invertite e ora a pagare è rimasta soltanto lei. Martina Costantini, 25 anni, residente a San Giovanni al Natisone, è stata condannata a 2 anni e 4 mesi di reclusione e mille euro di multa.
La sentenza è stata emessa dal gup del tribunale di Udine, Emanuele Lazzàro, su richiesta del pm Maria Caterina Pace, e prevede anche il risarcimento di 2 mila euro di danni al ragazzo, un friulano di 23 anni, costituitosi parte civile con l’avvocato Massimo Zanetti.
Il processo è stato celebrato con rito abbreviato su istanza della difesa, rappresentata dall’avvocato Marco Cavallini, che aveva invocato l’assoluzione, insistendo sull’insussistenza del fatto, e, in subordine, previa derubricazione dei fatti in tentata violenza privata ed esclusa la continuazione, il minimo della pena con riconoscimento del danno di particolare tenuità.
Nel valutare il caso, il giudice ha ritenuto di riconoscere all’imputata, incensurata, le circostanze attenuanti generiche.
I due si erano conosciuti frequentando un centro professionale di Cividale, che Costantini, a un certo punto, aveva però abbandonato.
La loro amicizia si era rafforzata nel tempo, a furia di messaggi via whatsapp e messenger, ed era proseguita anche dopo che lei aveva lasciato la scuola.
Alle richieste di denaro e alle successive minacce si era arrivati quando la ragazza gli aveva raccontato dei suoi problemi economici e lui si era reso disponibile a farle dei prestiti: una parte in contanti e un’altra attraverso ricariche d’importo variabile tra i 50 e i 100 euro su una carta postepay. Per una somma complessiva, tra ottobre 2018 e marzo 2019, di 3 mila euro.
Soldi che, da un certo momento in poi, lui si era visto costretto a consegnarle, per evitare di vedere finire su Fb materiale compromettente sul suo conto. E cioè i due video in cui, su insistenza dell’amica, si era filmato in pose intime.
Un’ingenuità che, avrebbe capito poi, lo aveva reso ricattabile. Era stato il padre, notando un insolito turbamento nel figlio, a scoprire il pasticcio e convincerlo a presentare querela. L’imputazione coatta del gip, che non aveva ritenuto di accogliere l’iniziale richiesta di archiviazione del pm, aveva infine dato l’abbrivio al procedimento penale. —
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