Meridiane di Aiello Tra poesia e arte il segno del tempo

AIELLO. “Vassene ’l tempo e l’uom non se n’avvede...”. Non poteva mancare questo celebre endecasillabo dantesco tra i motti che contrassegnano le più di ottanta meridiane di Aiello. Ma perchè qui e non altrove? Come mai il bel paese della Bassa in questi ultimi anni si è trasformato in “una mostra di orologi solari a cielo aperto”?. Perché qui sono arrivati, e hanno trovato terreno fertile, alcuni appassionati che hanno non solo lanciato una moda, che poteva essere più o meno passeggera, ma hanno creato una scuola, una tradizione, facendo di quello che era noto “solo” come il paese di Bearzot, il paese delle meridiane.
Uno di questi “padri fondatori” è sicuramente Aurelio Pantanali, geometra, classe 1955, che gli orologi solari li studia, li costruisce, li cataloga. Questo nel tempo libero, perché lui lavora come responsabile commerciale in una fornace a Valvasone. Originario di Carpeneto di Pozzuolo, è arrivato ad Aiello nel 1981, quando ha sposato la maestrina del paese, Erta Tivan, che gli ha messo a disposizione, per la sua prima meridiana, la facciata della casa di famiglia. «Fin da bambino - spiega Pantanali - mi piaceva disegnare, dipingere e fare fotografie. E in fornace ho fatto anche pratica col lavoro di muratore».
«Oggi le meridiane (che – come dice il nome – segnano il mezzogiorno) non servono più per misurare l’ora, ma hanno valenze soprattutto decorative e storiche. Sono una testimonianza, in quanto rappresentano il modo più antico e classico di calcolare il tempo, utilizzando il “percorso” del sole e l’ombra. Quando non c’erano ancora gli orologi portatili (quelli da taschino sono comparsi a fine 800, quelli da polso dopo la guerra 1915-’18) la gente guardava in su verso i campanili, dove gli orologi meccanici erano spesso affiancati dalle meridiane (che servivano anche per il controllo dell’ora). Costruirle richiedeva conoscenze di matematica e di astronomia. Adesso - aggiunge l’esperto di gnomonica (dal nome, in greco, dell’asticella segnatempo) - il calcolo del quadrante si fa al computer! Questo per quanto riguarda il lato tecnico. Ma ci sono altri aspetti non meno importanti: quello artistico, cioè gli elementi da inserire, e quello filosofico, con il “messaggio” che ha lo scopo di trasmettere positività e valori».
Nel primo libro sulle meridiane del Friuli, uscito nel 1998 (il secondo è del 2005), c’è un ampio florilegio di motti. Abbiamo citato il verso ammonitore di Dante, ma ce ne sono altri interessanti che riguardano il sole, la vita, la gioia di vivere (Ogni dì al jeve il soreli par duc’, Aiello; Il tempo vale oro ma l’oro non compra il tempo, Carpeneto; Torna l’ombra, non l’ora, Spilimbergo), ma anche richiami alla ineluttabilità della morte (nel chiostro della basilica delle Grazie, a Udine, si legge: Quell’ombra che me sol mirar t’invita/ a me la vita a te la morte addita). Ci sono pure versi di Biagio Marin e un “Illuminiamoci d’immenso” che richiama il poeta-soldato Ungaretti di Santa Maria La longa.
I due libri citati sono nati sotto le insegne del circolo culturale Navarca, fondato nel 1993 da Pantanali, assieme ad altri, e da lui presieduto, fin dagli inizi. Il Navarca era il condottiero navale romano: una statua che lo raffigurava venne trovata nel 1951 nelle campagne di Aiello e da allora il paese ne ha fatto un simbolo. Il sodalizio che ne ha preso il nome si occupa di concerti, spettacoli teatrali, presentazione di libri. Propone i calendari di Aiello ogni anno con un tema diverso e di recente ha pubblicato “ll cammino celeste”, una bellissima guida ai santuari della regione, da Aquileia al Lussari: tutto a piedi, in dieci giorni, e solo attraverso strade campestri e sentieri di montagna, con prologo da Barbana.
Ma torniamo alle meridiane, che ad Aiello hanno una “piazza centrale”, più modestamente definita “cortile”. E' quella del Museo della Civiltà contadina del Friuli imperiale (nel senso di ex austriaco, dato che la zona per ben quattro secoli, dal 1516 al 1918, fu sotto l’Aquila bicipite). Il Museo, che nel 2012 compirà vent’anni, è un’ex azienda agricola, un edificio che offre ampi spazi scenografici alla “sfilata” delle meridiane.
Ma per arrivare “preparati” al mitico cortile bisogna sfogliare almeno uno dei due libri di Pantanali e soci. Si apprenderà così come, nelle varie epoche, avveniva “la conta del tempo”, cioè il modo di suddividere le giornate, con gli orologi solari. La cosiddetta ora italica, che si contrapponeva all’ora d’oltralpe, resse dal 1200 fino al trattato di Campoformido (1797). Poi gli austriaci imposero il cambio dell’ora, uniformandola, appunto, a quella d’Oltralpe (e l’emblema di tale cambiamento fu la meridiana orizzontale costruita nel 1798 in piazza Libertà, a Udine, sotto la loggia di San Giovanni). Un’altra curiosità: sono rimaste proverbiali le “ore canoniche”, quelle nate nei monasteri all’insegna del motto Ora et labora.
Aurelio Pantanali ha fatto molto per il rilancio degli orologi solari, ma non è stato (e non lo è tuttora) solo. Lo hanno affiancato appassionati gnomonisti come Carlo e Franco Bressan, insegnanti di scienze e matematica, e Leonardo Comini (con quest’ultimo e con Carlo Bressan ha realizzato il primo “libro delle meridiane”). E ha trovato un appoggio convinto e appassionato in alcuni giornalisti, soprattutto in Paolo Medeossi, del Messaggero Veneto, che tramite i suoi articoli ha fatto conoscere ai friulani il Progetto meridiane partito da Aiello e diffusosi in tutta la regione. Inoltre, qualche mese fa, a Entrampo di Ovaro, ha fatto gli onori di casa all’inaugurazione di una nuova opera gnomonica in un albergo diffuso. In quell’occasione, Pantanali ha proposto una sorte di gemellaggio “nel segno del tempo” tra Aiello e Pesariis, il paese carnico degli orologi. Un buon aiuto a Pantanali viene anche dal figlio Giacomo, 28 anni, il primogenito, che è architetto e ha lo studio nella casa paterna (“sotto la stessa...meridiana”). Di recente ha aiutato il genitore a realizzare un grande orologio solare in pietra nella piazza della Borsa di Trieste. Giacomo si occupa anche del periodico “Sot dal tòr - Aiello ai suoi emigranti”, un vivace notiziario che vive di offerte ed è distribuito in tutto il mondo. L’altro figlio, Giulio, ha 24 anni e studia tecnologia web all’Università di Udine.
Le meridiane nella nostra regione, censite da Pantanali dal 1995 a oggi, sono più di mille. In gran parte (circa 750) sono in provincia di Udine, 175 in quella di Pordenone, una settantina in quella di Gorizia e solo 30 a Trieste. Aiello, con più di 80, ne è la capitale (ogni anno, l’ultima domenica di maggio, si celebra la loro festa. Ma quanto può costare “farsi” una meridiana sopra la porta di casa? «Non pochissimo - risponde Pantanali - ma neppure, per restare in tema, una cifra... astronomica!».
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