«Mercatone Uno, priorità agli ammortizzatori sociali»

«Subito il riavvio dell’amministrazione straordinaria per il Mercatone Uno e ammortizzatori sociali a 1.800 lavoratori».
Il sindacato Uil-Tucs scende in campo: ha spedito il sollecito al ministero dell’Economia. Domani alla 10, davanti al negozio sit in di 28 lavoratori disoccupati organizzato da Filcams Cgil. Alcuni sindacalisti Ugl propongono il corteo pacifico in trasferta a Bologna, per ridurre i tempi di incasso dell’assegno di solidarietà di 12 mesi. Dal 25 maggio anche 28 famiglie liventine non hanno salario.
«Crisi annunciata al Mercatone Uno da anni – ha valutato Mauro Agricola, responsabile di Uil-Tucs –. C’è troppa concorrenza, gli spazi commerciali moltiplicati e mettono in crisi tanti negozi storici». Il primo crac del Mercatone risale al 2015: l’analisi è chiara. «Troppa offerta a Sacile e dintorni rispetto alla domanda reale dei clienti potenziali di mobili, oggettistica e utensili – ha continuato Agricola –. Sacile vive un momento critico e l’accesso alla casssa integrazione straordinaria è una priorità per 28 ex dipendenti del Gruppo Mercatone che ne conta 1. 800. Il secondo obiettivo sarà quello di trovare imprenditori con un portafoglio capace di acquisire il gruppo, oppure negozi separati».
Una vendita “spezzatino” di 55 negozi potrebbe dare forza al piano salvezza. «La società fallita il 24 maggio 2019 Shernon Holding non ha saputo riconquistare quote di mercato – ha aggiunto Agricola –. Senza vendite non si sistemano i conti in “rosso”: il disavanzo risale a quattro anni fa».
Un colosso dai piedi d’argilla: il Mercatone paga per un mercato saturo. «Ikea, centri commerciali, e-commerce – ha indicato Agricola – sono competitivi. Dipendenti giovanissimi e contratti part-time flessibili che permettono di abbattere il listino prezzi della merce. Il Gruppo Mercatone non ha retto la concorrenza sul piano nazionale».
Il marchio Mercatone Uno fondato da Romano Cenni sembra un Titanic affondato da mosse imprenditoriali che sono finite sotto inchiesta a Milano. L’indagine della Procura lombarda, per bancarotta fraudolenta della Shernon Holding, è al centro di una matassa intricata: una società americana ha rilevato per 10 milioni il magazzino nel 2018. I beni pare siano stati venduti dagli americani ai negozi, con un benefit di 18 milioni (secondo la stampa nazionale). Un anno fa la Shernon comprava il Gruppo con altri soci, ora spariti. Resta la società con sede a Malta.
«Il fallimento Shernon ha chiuso un capitolo – ha concluso Agricola – e aperto il dramma dei lavoratori». –
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