Meno soldi in busta, più ore Proteste alla “Nostra famiglia”

I lavoratori del centro riabilitativo in stato di agitazione per il nuovo contratto L’associazione ha applicato unilateralmente le nuove condizioni a cento operatori
Pasian Di Prato 18 Febbraio 2016. Nostra Famiglia. © Foto Petrussi
Pasian Di Prato 18 Febbraio 2016. Nostra Famiglia. © Foto Petrussi



Stipendi meno pesanti, fino al 30 per cento, per i nuovi assunti e aumento da 36 a 38 ore settimanali per i dipendenti già in forze, senza contestuali ritocchi all’insù delle buste paga. Detto altrimenti: più lavoro e meno stipendio. È la novità che porta in dote ai lavoratori de “La nostra famiglia” di Pasian di Prato il contratto Aris, che la storica associazione con sede a Como, titolare di ben 26 centri di riabilitazione in Italia, ha deciso unilateralmente di applicare ai suoi dipendenti facendoli uscire dal perimetro del Ccnl della sanità privata.

Per contenuti e metodo, la rivoluzione contrattuale ha scatenato la protesta dei lavoratori, che negli ultimi giorni si sono riuniti ai quattro angoli del Paese proclamando lo stato di agitazione, deliberato ieri anche in Friuli. In assemblea, insieme ai delegati Rsu e ai segretari regionali della funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil, si sono ritrovati 75 lavoratori sui circa cento interessati in provincia di Udine dal nuovo contratto (ve ne sono altrettanti in provincia di Pordenone) approvando all’unanimità lo stato di agitazione. La protesta è destinata a restare “sulla carta” fino al prossimo 11 febbraio quando i sindacati nazionali di categoria incontreranno a Roma la direzione aziendale de “La Nostra famiglia” con l’obiettivo di trovare una mediazione. «Aspetteremo l’esito di quel tentativo – hanno fatto sapere ieri i delegati Rsu a margine dell’assemblea – dopodiché, in caso di mancato accordo, valuteremo quali iniziative intraprendere». Il passaggio al nuovo contratto interessa a livello nazionale 2.200 dipendenti per i quali la notizia è stata un vero e proprio fulmine a ciel sereno, convinti com’erano che il rinnovo del “vecchio” contratto, ormai scaduto da 13 anni, fosse a portata di mano.

Con una missiva inviata alle segreterie sindacali nazionali, i vertici dell’associazione, che pure avevano partecipato attivamente alla trattativa pro rinnovo, hanno invece spiazzato tutti comunicando l’uscita dal Ccnl della sanità privata – a far data dal primo febbraio – in favore del Ccnl Aris per la riabilitazione, da applicarsi a tutto il personale non medico. Un passaggio che a sentire la Rsu porta con sé solo svantaggi per i dipendenti, sia “vecchi” che nuovi. I primi si vedranno infatti aumentare le ore settimanali da 36 a 38, due in più senza alcun aumento della busta paga, i secondi verranno assunti con un salario meno pesante di circa il 30 per cento rispetto ai colleghi, quanto ai lavoratori part-time dovranno scegliere se mantenere lo stesso orario di lavoro e vedersi decurtare lo stipendio oppure mantenerlo ma lavorare più ore. –



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