Mazzolini resta fuori dal Consiglio regionale: "Andrò in Cassazione"

UDINE. Fuori. Stefano Mazzolini resta fuori dal Consiglio regionale anche per la Corte d’Appello di Trieste, alla quale il leghista si era rivolto dopo la prima sentenza del Tribunale di Trieste. Ma lui, ex presidente di Promotur, non molla e annuncia di voler continuare la battaglia legale. E farà ricorso alla Cassazione.
Mazzolini, eletto componente dell’Assemblea Fvg nell’aprile 2013, venne considerato ineleggibile perché restò presidente di Promotur fino alla conclusione della campagna elettorale e si dimise solo a urne aperte. A fine luglio 2013 toccò al Consiglio regionale sancire l’uscita dell’esponente del Carroccio, in un’atmosfera tesa, tra visioni opposte, conclusa da 25 favorevoli, 20 contrari e due astenuti. Mazzolini lasciò la sede di piazza Oberdan a Trieste promettendo battaglia, politica e legale, fino a ottenere il posto che ritiene, e ritiene ancora oggi, gli spetti. Ad accomodarsi in Consiglio fu Barbara Zilli.
A inizio settembre 2014 il primo grado di giudizio dopo il ricorso promosso dal leghista, seguito dagli avvocati che si è affidato a Elena D’Orlando e Renato Fusco, e sottoscritto da sei cittadini-elettori di Mazzolini. Il Tribunale di Trieste, però, respinse la richieste di riammettere il leghista. Che nemmeno allora si diede per vinto e impugnò la sentenza in Corte d’Appello, sempre sostenuto dal gruppo di cittadini. L’ennesimo “verdetto” è stato depositato giovedì e conferma la sentenza di primo grado.
«Andrò in Cassazione – spiega Mazzolini –, perché ritengo di aver ragione. La mia era casomai una questione di incompatibilità, ma non di ineleggibilità. Attendo comunque di leggere il dispositivo, che non ho ancora visto». Tesi opposta per Enrico Bulfone, legale di Zilli.
«Seguiremo anche questo ulteriore passo. Le ragioni e i torti vengono date dai giudici e quindi non possiamo che attendere anche il pronunciamento della Cassazione. Sulla materia il principio è chiaro – aggiunge Bulfone –, perché Mazzolini era in una condizione di ineleggibilità, non essendosi dimesso in tempo. La tesi dell’incompatibilità è già stata bocciata sia dal Tribunale sia dalla Corte d’Appello». Ma il leghista non ci sta.
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