Mazzette e falsi collaudi, sotto inchiesta l'appalto della ditta udinese Euro&Promos. A capo dell'azienda l'assessore Bini fino all'ingresso in giunta

La ditta friulana gestiva il servizio di pulizie. Ventisei persone indagate dalla Procura della Repubblica di Ragusa: si tratta di dirigenti, tecnici, collaudatori e rappresentanti di imprese legati alla gestione dell’Azienda sanitaria locale. L'avvocato dell'assessore alle Attività Produttive: "Bini estraneo ai fatti, da noi massima trasparenza"

UDINE. Ventisei persone sono indagate dalla Procura della Repubblica di Ragusa a seguito dell’operazione “Ethos” della Guardia di finanza.

Si tratta di dirigenti, tecnici, collaudatori e rappresentanti di imprese legati alla gestione dell’Azienda sanitaria provinciale di Ragusa.

Sotto inchiesta è l'appalto della ditta di Udine Euro&Promos group, che gestiva il servizio di pulizie. A capo dell'azienda friulana, nel ruolo di presidente e amministratore delegato, fino al suo ingresso nella giunta del Friuli Venezia Giulia con il governatore Fedriga, c'era l'attuale assessore Sergio Emidio Bini.

Bini ha ricoperto la carica di presidente prima di essere nominato assessore alle Attività produttive: a quel punto si è dimesso da tutte le cariche in azienda.

I reati ipotizzati sono corruzione, falso, e interruzione di pubblico servizio. Le Fiamme gialle hanno individuato anche condotte di frode nelle pubbliche forniture ai danni dell’Asp per oltre 3,5 milioni di euro nell’ambito dell’appalto pulizie.

Fra i ventisei indagati figura un dirigente della Euro&Promos, il friulano Stefano Sedrani.

LEGGI: I NOMI DEGLI INDAGATI E I PARTICOLARI DELL'INCHIESTA

IL LEGALE DI BINI: L'ASSESSORE ESTRANEO AI FATTI

L'assessore regionale alle Attività Produttive, Sergio Emidio Bini, «che all'epoca dei fatti non rivestiva alcuna carica politica, quando ebbe a ricevere le informazioni di garanzia, decise con la massima trasparenza, nonostante il segreto delle indagini e l'assenza di conoscenza degli atti del procedimento, di presentare una memoria per chiarire la propria estraneità ai fatti contestati». Lo dice all'ANSA Luca Ponti, legale dell'assessore Sergio Emidio Bini, in merito all'avviso di conclusioni indagini, emesso dalla Procura di Ragusa che ha coinvolto una azienda di Udine di cui Bini era presidente.

«Oggi registriamo che lui non è tra i soggetti destinatari dell'avviso di conclusione dell'indagine - ha concluso il legale - siamo confidenti di poter chiarire la stessa posizione dell'azienda Euro & Promos», di cui, appunto, Bini era presidente.

L'INCHIESTA ASP RAGUSA: CORRUZIONE E FRODE

Alla Corte dei Conti regionale è stato segnalato un danno erariale per circa 4,5 milioni di euro. L’indagine, durata oltre un anno, nasce da una segnalazione in merito ad anomalie sulla gestione del servizio di pulizie eseguito a favore degli ospedali e degli uffici dell’Asp dell’intera provincia.

L’appalto, del valore di 32 milioni di euro, è stato assegnato alla Euro&Promos, costituendo il primo caso di servizio di questo tipo affidato in provincia a favore di un unico soggetto economico.

Attraverso la ricostruzione quali-quantitativa del servizio prestato e agli altri accertamenti eseguiti, è stato possibile verificare che a fronte della fatturazione del servizio, eseguita dalla ditta sulla base della estensione delle superfici da pulire, indicate nel capitolato d’appalto, l’azienda appaltatrice forniva una prestazione sensibilmente diversa, sia per numero di dipendenti impiegati che per monte ore effettuate, inferiori di oltre il 20% rispetto a quello previsto.

Anche la quantità e qualità dei macchinari forniti era difforme da quella indicata in sede di aggiudicazione dell’appalto, laddove veniva accertato un minor numero di tali dotazioni, per una percentuale pari all’80%.

In questo quadro, spiegano gli investigatori, «le attività di controllo qualità sul servizio, che secondo quanto indicato in sede di appalto dalla ditta friulana dovevano avvenire mediante strumenti innovativi per rilevare “lo sporco biologico”, nella pratica venivano eseguite solo sporadicamente e assicurate da una dipendente della ditta che eseguiva il tutto utilizzando metodi molto più tradizionali, ovvero la vista, l’olfatto e un fazzoletto di carta».

La meticolosa rielaborazione nel calcolo degli importi delle centinaia di fatture emesse, nel periodo giugno 2014 - febbraio 2018 e liquidate dall’Asp, ha fatto emergere il reato di frode nelle pubbliche forniture, per indebito pagamento di servizio di pulizie non reso in termini quantitativi, di oltre 3,5 milioni di euro.

Nella ricostruzione delle vicende, l’autorità giudiziaria ha ravvisato anche ipotesi di corruzione, legata all’assunzione presso la ditta di pulizie di due parenti o vicini alla vecchia dirigenza dell’Asp.

Le assunzioni, infatti, sarebbero state effettuate, secondo la Procura, in cambio di un comportamento “morbido” degli enti competenti che non procedevano a far rilevare le numerose irregolarità nella esecuzione del servizio di pulizia.

Dall’indagine, sviluppata in concomitanza delle fasi di completamento della struttura destinata a ospitare il nuovo ospedale, sono inoltre emerse gravi irregolarità nella realizzazione di alcuni impianti tecnologici.

 

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