Maxi frode fiscale con i progetti di ricerca: è coinvolta anche un’impiegata friulana

UDINE. C’è anche una friulana, la 54enne Cristina Vit, residente nella zona Pedemontana, tra le persone coinvolte a vario titolo nell’indagine della Guardia di finanza di Padova che ruota attorno all’organismo di ricerca Eidon Lab, società cooperativa a responsabilità limitata di Padova (c’è una sede operativa anche a San Giorgio di Nogaro), che, insieme a una rete di imprenditori, avrebbe reso possibile una frode fiscale da 45 milioni di euro. Adesso la Procura di Padova – pm Roberto D’Angelo –, dopo aver chiuso le indagini, si prepara a chiedere il processo per gli amministratori che saranno chiamati a rispondere di ipotesi di reato che vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla truffa all’emissione e all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
La maxi-inchiesta sui Eidon Lab
Nel luglio 2019 i militari del Nucleo di polizia economico finanziaria avevano eseguito oltre 200 decreti di perquisizione e sequestro per definire i contorni di una frode fiscale che sarebbe stata perpetrata dall’ente in questione per beneficiare di agevolazioni fiscali riconosciute dallo Stato a chi investe in ricerca. Tali benefici consistono in un credito d’imposta (originariamente del 90%, poi, dal 2015, del 50%) a favore di società che finanziano progetti di ricerca. Accanto a università ed enti pubblici, la norma – decreto legge 70 del 2011 – considerava “soggetti finanziabili” anche i cosiddetti “organismi di ricerca” che svolgono, senza scopo di lucro, attività di ricerca industriale, sviluppo sperimentale, divulgazione e trasferimento tecnologico. I primi elementi probatori su Eidon Lab erano stati raccolti durante una verifica fiscale dell’Agenzia delle Entrate. Poi, dopo altri approfondimenti, è emerso che la stessa avrebbe fatto ottenere ai propri committenti, attraverso la falsa fatturazione di servizi di ricerca e sviluppo, il diritto a vantare nei confronti dell’Erario crediti d’imposta non spettanti.
Chiuse le indagini preliminari
In questi giorni gli indagati (oltre agli amministratori della Scarl, anche numerosi imprenditori del Triveneto le cui posizioni sono state stralciate e trasmesse alle Procure competenti) si sono visti notificare il decreto di conclusione indagini e ora, assistiti dai loro legali, hanno la possibilità di presentare memorie, richiedere un interrogatorio al magistrato e svolgere indagini difensive. Dunque anche per la friulana Cristina Vit, dipendente di Eidon Lab, è tempo di chiarire la propria posizione. La 54enne, per la quale gli inquirenti hanno ritagliato un ruolo di collaboratrice diretta dei vertici di Eidon, è assistita dagli avvocati Giuseppe e Carlotta Campeis.
«La questione è molto complessa e articolata – spiega l’avvocato Giuseppe Campeis –, infatti il decreto di conclusione indagini è di 62 pagine. Gli investigatori la considerano un’impiegata dal livello operativo elevato incaricata di predisporre la documentazione in favore dei clienti. In realtà, le sue funzioni e il suo effettivo coinvolgimento sono da chiarire. Da un lato, infatti, è evidente che la nostra assistita non aveva alcun interesse personale in questa vicenda e che per lei non è derivato vantaggio alcuno da ciò che è accaduto. Come dipendente, infatti, percepisce lo stipendio. D’altra parte poi, lasciando impregiudicata la sussistenza dei temi e reati principali, bisognerà chiedersi – prosegue il legale – quale livello di consapevolezza o volontarietà lei potesse avere ed, eventualmente, da che momento. Questo tema dovrà essere approfondito indagando le singole operazioni. Molto probabilmente – conclude – chiederemo al pubblico ministero di essere sentiti».
Indagati 19 imprenditori
Secondo gli inquirenti, Eidon si sarebbe organizzata in modo da truffare lo Stato e permettere l’evasione alle aziende che le affidavano incarichi di ricerca. I clienti avrebbero effettuato investimenti ordinari, assicurando una percentuale all’organismo di ricerca per far passare per “prototipo” quanto acquistato. Le aziende acquisivano così un credito d’imposta nei confronti dello Stato del 90% della spesa sostenuta. Tra le figure individuate dalle Fiamme gialle: il padovano Marco Santoro, 65 anni, legale rappresentante di Eidon Lab e la moglie Lucilla Lanciotti, 54. Diciannove gli imprenditori del Triveneto che hanno ricevuto l’avviso di conclusione indagini. Sono accusati di emissione di fatture per operazioni inesistenti, evasione di imposte e utilizzo in compensazione di crediti d’imposta inesistenti.
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