«Mattarella conosce bene la vicenda dei “fusilâz”»

UDINE. L’appello al Capo dello Stato perché i “fusilâz” vengano riabilitati - e soltanto il Capo dello Stato può farlo - è una vicenda più che nota al nuovo presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Per capire l’arcano bisogna affidarsi a un ricordo dell’ex senatore friulano della Dc, Diego Carpenedo.
Che racconta: «Avevo scritto un libro sulla vicenda – afferma - che s’intitola “La compagnia fucilati”. Alcuni amici siciliani mi suggerirono di presentarlo a Palermo. Accettai. E fu proprio Sergio Mattarella a fare la presentazione. Fui molto orgoglioso. Adesso, onestamente non ricordo il tenore del suo intervento. So che il libro gli era piaciuto, era stato colpito da quella vicenda. Sono grato a Mattarella perché offerse la sua disponibilità nonostante io non fossi più senatore e ora spero che memore di quell’invito presti attenzione alla petizione».
Il Messaggero Veneto ha ospitato la raccolta di quasi duemila firme proprio per la riabilitazione dei “fusilâz”, che verranno formalmente inoltrate proprio al Capo dello Stato dopo il sostegno di alcuni parlamentari, della giunta regionale e di molti intellettuali.
La vicenda di cui parla il libro di Carpenedo è ambientata alla fine di giugno del 1916 quando al 2° plotone e successivamente ad altri tre, del battaglione “Monte Arvenis”, composti in maggioranza da giovani carnici, venne ordinato di conquistare la cima due del Cellon, il picco che sovrasta Monte Croce Carnico.
Su un terreno di ghiaie e rocce, e senza copertura di artiglieria, si sarebbe trattato di un evidente assalto suicida; per questo gli alpini rifiutarono, proponendo invece un attacco notturno, con il favore della nebbia. Di qui l’imputazione di rivolta in faccia al nemico, e la successiva decimazione.
Anche se formalmente si trattò della condanna degli “agenti principali” (individuati con un processo di poche ore, in cui gli incriminati ebbero 9 minuti per l’autodifesa), le indagini compiute da Gian Paolo Leschiutta (che scrisse il libro Saneavin animis dal purgatori) e, appunto, da Diego Carpenedo attestano che appare invece molto probabile che la scelta sia caduta su Coradazzi, Massaro, Matiz e Ortis per l’antipatia nutrita verso di loro dal capitano Armando Ciofi, principale teste a carico.
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