Mattarella a Gorizia, bagno di folla tra storia e memoria Foto e Video

La visita del Presidente in occasione del centenario dell’unione della città all’Italia. “I sindaci protagonisti del modello trasfrontaliero”. “All’Europa servono critiche severe, ma costruttive”
GoriziA 26 Ottobre 2016. Visita Presidente Mattarella. Cerimonia al Parco della Rimembranza ed al Lapidario. © Foto Petrussi / Andrea Bressanutti
GoriziA 26 Ottobre 2016. Visita Presidente Mattarella. Cerimonia al Parco della Rimembranza ed al Lapidario. © Foto Petrussi / Andrea Bressanutti

GORIZIA. «Troppe volte nella dialettica interna e internazionale, l’Unione europea viene criticata, le sue regole trattate come l’esempio di una burocrazia complessa e, a volte, addirittura oppressiva, come un limite rispetto a un passato esclusivamente nazionale che taluno vorrebbe raffigurare come una sorta di “età dell’oro”.

Questo giudizio non rispecchia le straordinarie conquiste di un modello di convivenza e crescita unico al mondo, visto in altri continenti come modello cui ispirarsi, e non riflette la verità più profonda che emerge dalle vicende storiche vissute dal nostro Continente».

È il passaggio centrale del monito del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenuto a Gorizia al convegno “L’Europa luogo di superamento dei conflitti” al teatro Verdi di Gorizia, in occasione del centenario dell’unione della città all’Italia.

«Dobbiamo sempre tenere a mente - ammonisce - come i risultati raggiunti sinora non debbano mai considerarsi scontati e, quindi, automaticamente eterni: ciascuna generazione deve saperli rinsaldare, rafforzare.

Ce lo ricorda la cronaca di questi mesi, contrassegnata dalla insistenza con la quale, altrove, si continuano a mettere in discussione i valori fondanti dell’Unione e non soltanto le sue scelte, evocando velleitariamente la costruzione di nuove barriere».

Mattarella accolto dai bambini con il tricolore a Gorizia

«È indispensabile, quindi - sottolinea - continuare a lavorare incessantemente, per consolidare i traguardi che abbiamo potuto raggiungere, coltivando la memoria del passato, affinché anche le nuove generazioni possano rendersi pienamente conto del lungo, e spesso doloroso, cammino che i nostri popoli hanno compiuto».

L’Ue, ricorda, «ha cambiato le regole del gioco, facendo tacere le armi e parlare i popoli, facendo recedere i nazionalismi e avanzare il dialogo.

Facendo sempre più scoprire i tanti aspetti che uniscono, le tante affinità, l’identità di desideri di pace, di serenità, di collaborazione, di progresso per le singole persone e per le comunità.

È a questo progetto politico e sociale, prima ancora che economico, che dobbiamo il più lungo periodo di pace che l’Europa abbia mai sperimentato».

La mattinata del presidente Mattarella a Gorizia

Perciò «è dovere delle classi dirigenti europee - spiega - diffondere fra i giovani il senso dei valori sui quali sono costruite le nostre democrazie, e il progetto comune, l’Unione Europea, che i padri fondatori animarono, per non dover più vivere le tragiche esperienze della guerra e delle dittature.

Ed è parimenti nostro compito metterci in ascolto dei giovani, delle loro aspirazioni, delle loro idee, delle loro proposte. È un compito impegnativo, al quale nessuno può e deve sottrarsi, con l’obiettivo di consegnare all’Europa di domani una casa comune sempre più salda, prospera e ben realizzata, all’altezza della sua civiltà e delle sfide attuali».

«Pochi luoghi in Europa come quello in cui siamo oggi - scandisce - possono testimoniare così chiaramente la trasformazione avvenuta nelle menti, nei cuori e nella condizione dei cittadini europei e lo straordinario progresso che la comune appartenenza di Slovenia e Italia all’Unione Europea e il loro comune desiderio di pace, di amicizia e di cooperazione hanno prodotto. Un confine, sino a pochi anni or sono concreto e visibile, si è progressivamente smaterializzato, a tutto vantaggio di una progressiva osmòsi tra le due comunità che costituisce, oggi, un paradigma dello spirito dell’Unione Europea. I gerani che delimitano oggi il confine tra Italia e Slovenia ci dicono, cito il professor Meyr, che i confini possono trasformarsi in ponti che uniscono».

“Sindaci testimoni del modello transfrontaliero”. La manifestazione che si è tenuta al Teatro Verdi di Gorizia in una città pavesata a festa, alla presenza dei Capi di Stato di Italia e Slovenia e della presidente della Regione Fvg, ha raccolto nelle parole dei sindaci di Gorizia e Nova Gorica i temi della storia e le aspettative del presente.

Il sindaco di Gorizia Ettore Romoli ha ricordato che «durante la Grande Guerra, la città subì un vero e proprio martirio», colpita prima dai bombardamenti degli Italiani e successivamente degli Austriaci in ritirata.

«L’8 agosto 1916, in una cruenta battaglia, l’Esercito italiano colse la sua prima importante vittoria dall’inizio del conflitto ed occupò Gorizia che da allora, con alterne vicende, divenne una città italiana».

Il primo cittadino ha rievocato le nuove distruzioni e i nuovi lutti del Secondo conflitto, la successiva perdita dell’entroterra e la fase seguente agli Accordi di Udine che vide i rapporti tra le Istituzioni di oltre confine «via via meno rigidi e sempre più improntati a lungimiranti progetti di amicizia e di collaborazione».

Oggi, ha affermato Romoli, Gorizia è una città «che sa presentarsi all’Europa nella sua nuova forma di città matura, propositiva, moderna e ospitale».

Il Gruppo europeo di Cooperazione territoriale (Gect) con Nova Gorica e Sempeter-Vrtojba, elogiato anche dal Presidente Mattarella, può essere il prodromo, secondo il primo cittadino, di una «Zona economica speciale europea».

Anche secondo il sindaco di Nova Gorica Matej Arcon, il Gect Go, che ha ottenuto 10 milioni di euro da destinare a progetti congiunti transfrontalieri, «rappresenta un enorme passo in avanti», mentre un altro esempio è dato dal progetto Esimit Europa «che già dal 1995 cancella simbolicamente confini e unisce popoli».

«Oggi - ha potuto rilevare Arcon - collaboriamo in un clima di amicizia e ciò è fondamentale per il futuro».

Rimane però il monito della storia: «insegni alla società moderna - ha sottolineato il primo cittadino di Nova Gorica - che in guerra non ci sono vincitori e che entrambe le parti sono destinate a perdere».

L’omaggio alla figlia di un infoibato. “La capisco”. Con questa semplice ma significativa frase il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto salutare e incoraggiare a Gorizia Giorgia Rossaro Luzzato Guerrini, figlia di uno dei 665 deportati e infoibati, sul cui Lapidario loro dedicato nel Parco della Rimembranza lo stesso Capo dello Stato ha deposto una corona di fiori per ricordare la scomparsa di quei cittadini italiani avvenuta per mano dell’esercito jugoslavo al termine della seconda guerra mondiale.

In precedenza il presidente Mattarella, accompagnato al Parco della Rimembranza dalla presidente della Regione Debora Serracchiani, dal sindaco di Gorizia Ettore Romoli, dal commissario di Governo per il Friuli Venezia Giulia Annapaola Porzio e dal prefetto di Gorizia Isabella Alberti, ha deposto una corona d’alloro al monumento ai caduti della prima guerra mondiale.

Nel corso della manifestazione il presidente Mattarella si è anche intrattenuto con alcune delle scolaresche presenti, in particolare con gli alunni della scuola elementare “Elisa Frinta” di Gorizia che hanno intonato l’inno di Mameli sventolando le bandiere tricolori.

Un pensiero e Giulio Regeni. Fra il folto pubblico che ha assistito alla cerimonia non è passata indifferente la presenza di un gruppo che ha esposto lo striscione per chiedere la verità sulla morte di Giulio Regeni, il giovane di Fiumicello rapito e brutalmente ucciso in Egitto e sulla cui morte non è ancora stata fatta chiarezza.

L'incontro a Doberdò. «Qui la storia ha fatto passi avanti». Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel discorso alla cerimonia per il monumento ai caduti sloveni della Prima Guerra Mondiale, a Doberdò del Lago, cui ha preso parte assieme al collega sloveno Borut Pahor.

«Tutti sappiamo - ha aggiunto Mattarella - che alcune volte nella storia si registrano passi indietro, si retrocede verso condizioni che non si erano volute, né previste.

Qui, in queste contrade, insieme abbiamo fatto fare alla storia dei passi avanti importanti che consegniamo alle nuove generazioni e che intendiamo siano perpetui nella collaborazione che vi è tra Slovenia e Italia, tra sloveni e italiani». «In questi luoghi, un secolo fa - ha ricordato il Capo dello Stato - tanti giovani hanno sacrificato la vita su fronti contrapposti.

Dove passava il fronte tra eserciti avversi adesso vi è il Cammino della Pace, ed è una conquista dovuta alla saggezza, alla lungimiranza, agli autentici sentimenti dei nostri due popoli. Questa condizione dobbiamo consegnarla alle nuove generazioni. È una condizione di Paesi amici, alleati e sempre più uniti nelle comuni esigenze, nei comuni progetti, nel comune futuro dell'Unione europea».

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